Salò, ultimo girone: terza sessione

Il Presidente è il voyeur. Il Monsignore officia, il Duca e l’Eccellenza assistono. I fanciulli Dorit Henke, Benedetta Gaetani, Sergio Fascetti e la figlia Giuliana Orlandi sono le vittime. Seconda sessione nell’ordine reale.
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Salò, ultimo girone: terza sessione. Sotto gli occhi del Presidente, Il Monsignore, in vestaglia bianca, comincia con l’accanirsi a colpi di frusta contro la “figlia” Giuliana Orlandi, in piedi a destra del cortile, tenuta dai due marò, poi su Dorit Henke legata ai picchetti di destra, su Benedetta Gaetani, al centro, e su Sergio Fascetti, a sinistra. La Henke, liberata dei lacci alle mani e tenuta ferma dai collaboratori, viene da Cataldi massacrata sul ventre con una lama (forse per strapparle un feto dal grembo, se assumiamo che Pasolini si stesse ispirando direttamente a un supplizio descritto nel testo di De Sade). Il Monsignore passa quindi a infierire contro il sedere di Benedetta Gaetani lardellandolo con degli aghi sui quali poi preme e affonda con le mani. Il terzo suppliziato, Fascetti, è marchiato a fuoco sui capezzoli con un ferro arroventato, tra conati di vomito. Una fotografia di Cevallos che ritrae Cataldi mentre frusta Doris, mostra la figlia, la Orlandi, seduta su una seggiolina con le mani legate dietro la schiena, nello stesso luogo e nella stessa posizione che avrà Sergio. Sono le immagini della Beer a dettagliare come avveniva la sua fucilazione, dopo essere stata sodomizzata all’impiedi, contro il muro del cortile: i collaboratori schierati alle sue spalle a mo’ di plotone di esecuzione fanno fuoco a un comando del Monsignore. Mentre un’altra immagine presa sul set, durante una pausa di lavorazione, ci fa vedere come dietro la Henke si trovi la sedia garrotante, dove troverà la morte Bruno Musso nella tornata successiva. Il supplizio dello sventramento di Dorit richiese da quanto si può giudicare nelle immagini di scena un certo dispendio di tempo e di effetti speciali. E i dettagli di esso furono filmati in una fase successiva rispetto ai totali del cortile con le altre vittime.

È una tornata interessante, questa, dal punto di vista degli attori. Dorit Henke (talvolta accreditata anche come Doris Henke) era una giovane e bella attrice di origine tedesca che nel 1975 aveva già corso parecchio la cavallina nel cinema di genere in Germania e in Italia, dove era diventata una mezza star nell’ambito dei decamerotici. Il suo massimo punto di elevazione in Salò, dopo questo sventramento – sopravvissuto purtroppo, nelle sole foto di scena – è quando viene redarguita da Caterina Boratto di fronte a Valletti – che ne appunta diligentemente il nome nel libriccino nero dei castighi – per avere fatto i suoi bisogni nel vaso da notte: «è sempre stata una delle più indisciplinate!». Lì parla anche, Doris, per giustificarsi: «Vi prego signore, con tutte queste porcherie che ci han fatto mangiare in questi giorni…». Uno che invece non ha praticamente battuta alcuna per tutto il film ma che più di chiunque altro Pasolini mette in evidenza come perfetta vittima del Potere è Sergio Fascetti, quello che viene arruolato e ispezionato nelle intimità insieme a Franco Merli, ridendo alle battute del macrò bergamasco; quello che, giudicato maschio al vaglio masturbatorio, verrà unito in matrimonio a Renata Moar, interrotto nella consumazione del medesimo e sodomizzato dai signori; quello che, infine, rivestito dell’abito nuziale e ingozzato di merda, va in sposa a Quintavalle. La sua sorte è paradossalmente emblematica, poiché la predilezione che i carnefici sembrano nutrire fin dall’inizio nei suoi confronti, trovando in lui un docile e inerte strumento, si risolve nella finale condanna ai supplizi e alla morte – senza che il ragazzo sia mai stato iscritto nel libretto nero, almeno da quel che vediamo nel film. La stessa cosa che capita a Benedetta Gaetani, la terza vittima di turno, che non commette atto alcuno tale da meritarsi le atroci punizioni. Ma il personaggio della Gaetani – napoletana discendente da famiglia nobiliare, che oggi vive in Scozia e non intende “divulgare le proprie esperienze personali vissute sul set di Salò” – è un vero mistero. Entra ed esce dal film senza alcuna ragione apparente. In certe scene c’è, in altre scompare senza logica alcuna. Non è tra le fanciulle passate in rassegna da Bonacelli, nel momento di stabilire chi vive e chi muore, eppure la ritroviamo a mollo con gli altri condannati nel mastello di escrementi e poi torturata nel cortile. Fatto strano, inoltre, è che il suo nome non venga mai pronunciato per tutto il film, tantomeno nella scena in cui Bonacelli se la sdraia sulle gambe per palparle il sedere, che è quella in cui la Gaetani – il cui volto comunque doveva piacere a Pasolini, che lo onora con diversi, intensi, primi piani – ha maggiore rilevanza. Siccome la Gaetani manca da parti del film che sappiamo essere state girate per ultime, come ad esempio quella del matrimonio tra Sergio e Renata, è legittimo supporre che se ne fosse andata dal set nelle estreme fasi di lavorazione.