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The resident

2011
Titolo Originale:
The resident
REGIA:
Antti Jokinen
CAST:
Hilary Swank
Jeffret Dean Morgan
Christopher Lee

Il nostro giudizio

Dalla Hammer Film Production, un thriller tutto infarcito di facili psicologismi e perversioni a buon mercato.

Il film parte male, anzi malissimo. Per i primi trenta minuti non succede nulla di sostanzialmente interessante, tranne i vaporosi e velati nudi della Swank, con la spigolosa attrice che si immerge nella vasca da bagno e si spalma tutta di crema idratante, secondo i dettami di un erotismo fastidioso e già visto mille volte. Per qualcuno queste digressioni basteranno pure a riscattare il logorroico prologo, ma per qualcun altro, magari di gusto un po’ meno grossolano, ciò costituirà il motivo ideale per storcere il naso e interrompere la visione. La sceneggiatura pare infatti costruita a scomparti: Hilary Swank si divide tra il lavoro e la sua nuova abitazione, comincia una tresca con il padrone e vicino Max, interrompendola poco prima di finirci a letto perché troppo nostalgica del suo ex. E via discorrendo, di banalità in banalità, secondo uno stile che procede per giustapposizione.

Il salto di qualità lo si ha allo scoccare della mezz’ora, con un poderoso flask-back ad incastro, occasione in cui l’intera vicenda narrata fino a quel momento viene riscritta e mostrata da una molteplicità di (differenti) punti di vista. Scopriamo allora che Max non è quella persona perbene che vuol far credere. Vittima di profonde turbe psichiche che lo perseguitano dall’infanzia, causate da August, padre padrone spietato e crudele, egli sviluppa per l’inquilina un interesse che va ben al di là dei canonici rapporti di buon vicinato. Allora la casa comincia a vivere, fremere, misteriosi passaggi segreti si aprono nelle mura, le intercapedini si fanno spettrali e percorribili corridoi, le prese della corrente si trasformano in pertugi per irrecuperabili guardoni. L’appartamento è pieno di insidie, predisposte con particolare cura. Che poi sia il vecchio August a prenderci gusto o il figlio, poco importa. Tra i due d’altronde, pur non scorrendo buon sangue, pare esserci una sorta di comunanza d’intenti. August vuole Juliet perché gli ricorda la moglie defunta, Max la vuole per sé per dimostrare all’anziano di non essere un fallito, debole e impotente. L’ossessione cresce, giungendo al punto di non ritorno quando Juliet riprende la relazione con l’ex-fidanzato Jack (Lee Pace). E qui viene il bello, perché Max è talmente cotto che di notte, sfruttando queste illecite vie di comunicazione, sgattaiola nella camera da letto dell’affittuaria e, dopo averla drogata, sfoga sul di lei corpo tutta la sua libidine repressa. Lei si sveglia alla mattina, un po’ rintronata, e non si accorge di nulla, o almeno non subito.
Era da un po’ di tempo che girava per la rete la notizia di questoThe Resident, uno dei primi film prodotti dalla rediviva Hammer. Diciamocelo chiaramente, da un nome così altisonante, con una sua identità cinematografica e un suo indubbio valore storiografico e artistico, ci si sarebbe aspettati un pochino di meglio. Non che il film di Jokinen, un finlandese con esperienza nei video clip musicali, abbia delle pecche sì grandi da sconsigliarne la visione. Siamo piuttosto nella tipica situazione di chi non riesce a dare al film una sua idea, una sua proiezione mentale, per così dire, ad innervarne la regia e la sceneggiatura di quel qualcosa di indefinibile ma autentico. Il risultato non è né carne né pesce, piuttosto un prodotto amorfo e noioso in molti punti, riscattato però da un gusto per l’eccesso che, per quanto bacchettato e controllato dal buonsenso, alla fine conduce in un universo psicologico aberrante. Peccato per gli attori, tutti bravi a partire da Chritopher Lee, che però, a dispetto dei loro sforzi, non riescono a far decollare un film, in fin dei conti, tremendamente scialbo.