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Le orme

1975
Titolo Originale:
Le orme / Footprints on the Moon
REGIA:
Luigi Bazzoni
CAST:
Florinda Bolkan (Alice Campos)
Peter McEnery (Henry)
Nicoletta Elmi (Paola Bersel)

Il nostro giudizio

Le orme è un film del 1975, diretto da Luigi Bazzoni.

Florinda Bolkan in Le orme è una traduttrice, single, con appartamento stilizzato, elegante e tutto bianco all’Eur e una bella sindrome ossessiva, che le nasce dall’aver visto da piccola un film di fantascienza, Orme sulla luna, nel quale un uomo veniva abbandonato sul nostro minor luminare per un misterioso esperimento, coordinato da tale Blackman che ha la faccia e la voce spiritata di Klaus Kinski. Un film? Siamo davvero sicuri? Si chiama Alice, la donna, quindi nel suo destino cinematografico pare fatale vi sia l’ingresso in qualche Paese delle Meraviglie. O visto che siamo nel cuore del cinema italiano più bello e selvaggio degli anni Settanta, in qualche Paese dei Mostri.

La porta di accesso è rappresentata da Garma, una località di mare di un non meglio identificato Stato arabo dove Alice scopre di essere stata in due giorni della sua esistenza più recente, senza però ricordare nulla. Così, prende e ci va, a Garma, cioé ci ritorna. Ma là per tutti lei è Nicole: per i criptici e sinistri ospiti dell’albergo in cui scende (splendida Lila Kedrova, taglientissima nel dire e non dire), per una bimba dai capelli rossi e dall’aria minacciosa (Nicoletta Elmi, come al solito) e anche per Henry (Peter Mc Enery), che ha più di ogni altro a che fare con lei. “Le orme” sono la traduzione del titolo spagnolo “Las huellas” del racconto (o romanzo o pièce teatrale o soggetto inedito: non si sa) di Mario Fenelli – un intellettuale argentino vissuto a lungo e morto in Italia: un sodale molto stretto del regista Luigi Bazzoni che con lui codiresse diversi cortometraggi in età giovanile – dal quale il film è tratto; sono le orme della cavia abbandonata sulla luna, che finisce per sfilarsi il casco e morire soffocato vomitando sangue, dell’incubo di Alice; sono le orme metaforiche che la protagonista segue nel tentativo di trovare quella parte di sé che le sfugge.

E sono, infine, le tracce sulla battigia che la Bolkan lascia alla fine, quando – in una delle sequenze più allucinanti girate in quel periodo nel cinema italiano, e anche delle migliori: fotografia cerulea, notturna, di Vittorio Storaro, musiche dolci, e a contrasto, di Nicola Piovani – viene inseguita e catturata da due astronauti. Non ci sono di mezzo gli alieni ma l’alienazione. Spiegare di più non è possibile. Zoom sulla luna e cartello finale grazie al quale i fili si annodano, sono e furono recepiti come una chiusa affrettata, ma è doveroso dissentire. Che Bazzoni fosse incline al metafisico, già lo si era capito da un (ottimo) giallo fuori dai canoni come Giornata nera per l’ariete. Ma Le orme è proprio tutto cinema mentale, psicanalitico, rarefatto, estetizzante e ipnotizzante. Lunare, insomma. Prodotto da Marina Cicogna e da Luciano Perugia, uscì con il divieto ai minori di 14 anni per via di un’accenno erotico a letto tra la Bolkan e McEnery, e successivamente derubricato.