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La metamorfosi del male

2013
Titolo Originale:
Wer
REGIA:
William Brent Bell
CAST:
A.J. Cook (Kate Moore) Sebastian Roché
Vik Sahay (Eric Sarin) Stephanie Lemelin
Oaklee Pendergast (Peter Porter)

Il nostro giudizio

La metamorfosi del male è un film del 2013, diretto da William Brent Bell

La metamorfosi del male è un thriller licantropico che cerca – con buona volontà e qualche idea azzeccata – di aggiornare un genere in cui lo sfruttamento delle varianti ha pressoché azzerato la possibilità di sviluppi originali. La sembre brava A.J. Cook (la J.J. di Criminal Minds) è l’avvocato difensore del probabile autore di un efferato delitto di cui è rimasta vittima un’intera famiglia americana in vacanza nelle campagne francesi. Convinta, da una serie di vizi di forma e piccole irregolarità nelle indagini, dell’innocenza del suo difeso – un uomo solitario, affetto da una rarissima malattia denominata porfiria, che abita in una vecchia casa male in arnese in compagnia della madre – insieme ai due assistenti che compongono il suo staff, cercherà di dimostrare l’impossibilità fisica di poter compiere un tale massacro attraverso un particolare esame medico, con risultati però del tutto imprevedibili. Nell’incredibile caccia che ne seguirà, numerose saranno le vittime, fino al raggiungimento di un epilogo quasi del tutto prevedibile.

William Brent Bell (The Boy, 2016) riesce a infondere una buona tensione e a tenere alto il ritmo grazie all’intelligente forma di racconto, che alterna parti narrative “normali” all’uso dello speciale giornalistico, affidandosi al valido lavoro di montaggio di Robert Komatsu (Species IV – Il risveglio, 2007, e le serie American Horror Story e The X-Files, la riedizione) e Tim Mirkovich (The Messengers, 2007 dei fratelli Pang), e a uno “script”che cerca, pur arrabattandosi nell’implausibilità, di identificare nella malattia la possibile origine scientifica della licantropia, idea che risulta tutt’altro che disprezzabile. Oltre alla Cook, il cast fornisce solidissime prove, che riscattano l’unico vero deficit della sceneggiatura, ovvero un certo ripiego al cliché e al “già visto” nei singoli momenti; e trova nell’esordiente Brian Scott O’Connor una figura decisamente inquietante tanto per presenza fisica, quanto per abilità mimica.

La combinazione tra effetti digitali e di prostetica – curata dall’esperto Robert Hall (ha iniziato la carriera alla scuola di personaggi di peso come Stan Winston e il trio K.N.B.) – è una volta tanto convincente, anche se a tratti il CGI prevale e – come sempre – sminuisce di molto l’efficacia del risultato. Nel complesso, La metamorfosi del male si lascia vedere, con anche qualche sussulto, anche se, come già fatto notare, a un punto di vista che mira alla novità, corrisponde una narrazione non del tutto capace di staccarsi da modelli e certezze che risentono di un certo abuso; ed è una pecca solo parzialmente perdonabile.