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La casa dell’orrore

2015
Titolo Originale:
We Are Still Here
REGIA:
Teg Geoghegan
CAST:
Barbara Crampton (Anne Sacchetti)
Andrew Sensenig (Paul Sacchetti)
Larry Fessenden (Jacob Lewis)

Il nostro giudizio

La casa dell’orrore è un film del 2015, diretto da Ted Geoghegan.

Reduci della perdita del figlio in un incidente d’auto, Paul (Andrew Sensenig) e Anne (Barbara Crampton, protagonista in alcuni horror iconici come Re-Animator e From Beyond – Terrore dall’ignoto, e in anni più recenti vista in Le streghe di Salem, Sun Choke e Beyond the Gates) si trasferiscono in un’abitazione rurale del New England dove sperano di cominciare una nuova vita. Alcuni strani episodi convincono Anne che lo spirito del figlio li abbia seguiti e, nel tentativo di stabilire un contatto, la donna chiede aiuto ad una coppia di amici medium (interpretati da Susan Gibney e Larry Fessenden), scoprendo così che la casa è popolata da presenze ben più antiche e spaventose. Una famiglia segnata da un dramma, una casa dal passato oscuro e una cantina infestata: non poteva essere più classico l’incipit dell’esordio di Teg Geoghegan, una ghost story che, a dispetto della produzione indipendente, sembra gettare alcune delle sue fondamenta nel terreno mainstream pazientemente preparato da James Wan e soci nel corso dell’ultimo decennio. E per quanto cerchi un approccio alternativo attingendo a piene mani da alcuni classici del cinema del terrore italiano, La casa dell’orrore tradisce in più di un’occasione l’influenza di moduli ormai consolidati nell’horror soprannaturale contemporaneo, finendo così per confinarsi in un limbo dove il già visto sfugge allo stereotipo più per reinterpretazione che per reale invenzione.

Non mancano comunque le idee all’opera prima di Geoghegan, ma la voglia di buttare troppe cose sul piatto crea una matassa a tratti caotica, che qualche considerazione spazio-temporale può aiutare a dipanare. Il tempo in primis. Il film è ambientato nel non casuale 1979, e vede tra i suoi personaggi una coppia di medium hippie: imbolsiti, inadeguati e fuori tempo massimo, quasi una parodia dei coniugi Warren di The Conjuring di James Wan, gettati in un abisso di disillusione post-punk (l’anno, come si diceva, non è casuale) dove il soprannaturale si manifesta in maniera ben più feroce dei facili ed eterei jumpscares a cui ci ha abituati il regista malese. Nella casa infestata di La casa dell’orrore la morte si fa sostanza putrescente che dilania e corrode gli esseri viventi: siamo dalle parti del Lucio Fulci di Quella villa accanto al cimitero, testo che Geoghegan non nasconde di aver imparato a memoria citandolo esplicitamente appena ne ha l’occasione, coadiuvato da Karim Hussain alla fotografia.

E poi c’è lo spazio, ovvero quel New England in cui sono ambientati sia The Conjuring che il classico di Fulci, e che fin dai tempi di Lovecraft non è solo ambientazione geografica ma anche e soprattutto filosofia del soprannaturale: più che una tensione tra le idee dei due registi, sotto questo aspetto Geoghegan recupera tout court una visione lovecraftiana filtrata attraverso la trilogia della morte di Fulci, il cui l’Altrove, o più propriamente l’Aldilà, è un elemento di fondo, allusivo e negato allo sguardo dei viventi. La casa dell’orrore è un’opera dal fascino innegabile, che però pecca di inesperienza alla maniera di molti altri esordi che eccedono in esibizione di cultura cinematografica, senza riuscire a staccarsi dalla citazione puntuale per giungere ad una sintesi veramente innovativa.