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Vogliamo i colonnelli

1973
REGIA:
Mario Monicelli
CAST:
Ugo Tognazzi (On. Giuseppe Tritoni)
Antonino Faà di Bruno (Colonnello Ribaud)
Camillo Milli (Colonnello Aguzzo)

Il nostro giudizio

Vogliamo i colonnelli è un film del 1973, diretto da Mario Monicelli

Roma, primi anni ‘70: l’energico deputato Tritoni (Ugo Tognazzi), legato alla Destra Nazionale, è tentato dal “colpo di mano”. Così, in disaccordo col suo partito e passati in rassegna alcuni colonnelli “nostalgici” e le nuove leve di “camerati”, organizza un vero e proprio golpe… Vogliamo i colonnelli, di Mario Monicelli, è uno dei rari esempi del non sempre fortunato tentativo della commedia all’italiana di allacciarsi direttamente alla cronaca politica d’attualità, fondendo la critica con i canoni del buffonesco. Il riferimento primario è con il cosiddetto golpe Borghese del 1970, ma Vogliamo i colonnelli è anche un viaggio-burla nel contesto di quell’ondata di destra che caratterizzò l’inizio del decennio, come reazione al biennio 1968-1969 che era stato avvertito dalla borghesia come una seria minaccia. Un contromovimento che vide, da una parte, un rafforzamento del Movimento sociale-Destra nazionale e della tattica del “doppio binario” che alle urne raggiunge quasi tre milioni di voti (peso determinante all’elezione di Giovanni Leone a presidente della Repubblica), grazie alle alleanze tessute da Almirante con i monarchici, i generali De Lorenzo, Miceli, Birindelli, e i finanziamenti Usa (tramite l’ambasciatore Graham Martin) decisi a rafforzare l’estrema destra italiana, dopo quella greca; dall’altro l’insorgenza di una saldatura clerico-fascista inedita (“maggioranza silenziosa”e “Amici delle forze armate”).

Mario Monicelli con gli sceneggiatori Age e Scarpelli vogliono dipingere, quindi, questo scenario, usando come testa di ariete il fallimentare piano “da operetta” (ma non tanto) che riuscì a giostrare il principe nero Junio Valerio Borghese, già comandante della Decima Mas durante l’RSI, il quale voleva qualcosa di simile alla “dittatura dei colonnelli” in Grecia (1967-1974). Fin dall’inizio, il film ha un sapore di cronaca dato da una voce fuori campo (quella di Riccardo Cucciolla) che segue con un tono grottesco le grandi manovre di un tentativo di colpo di Stato (chiamato “Volpe nera”), che l’on. Tritoni, alias Ugo Tognazzi, metterà in campo con gran vigore. Un odissea tra gli umori del vecchio e del nuovo fascismo, alti ufficiali, industriali, giovani arditi dei campi paramilitari eccetera, per portare  a termine gli insani obiettivi (procurare un blackout durante la notte fissata, occupare il Parlamento e la Rai-tv, sequestrare il Presidente, scendere con i carri armati e i paracaduti, arrestare i dirigenti comunisti).

Svolto come un teatro di burattini, Vogliamo i colonnelli abbonda però di riferimenti precisi (il finale in stile “doroteo” da parte del governo), allude, più che semplicemente adombrare, a politici della destra contemporanea (il segretario Mazzante è ovviamente Almirante) ed è innaffiato a dosi massicce dalla sensualità intrigante dalla bella dentona bionda Carla Tatò, nel ruolo della figlia nerovestita di un generale in pensione. Monicelli parlava del film come di un’opera di fantapolitica e farsesca, ma armata di un finale distopico «per far suonare una campana. Dire al cittadino di fare attenzione, di essere vigilante, di non lasciarsi abbagliare solo da episodi clamorosi».