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Tusk

2014
Titolo Originale:
Tusk
REGIA:
Kevin Smith

Il nostro giudizio

Tusk è un film del 2014, diretto da Kevin Smith.

Tusk è la seconda incursione nel genere “de paura” di Kevin Smith. Se il precedente Red State (2011) potrebbe essere definito un thriller-esoterico-religioso, Tusk è decisamente un film fantastico (o almeno lo è nella seconda parte) in cui, con ironia e quell’indiscusso senso della trasgressione che è proprio del regista di Clerks, si omaggiano i classici del genere e si racconta il dark side delle storie d’amore. In Tusk (che in italiano significa “zanna”), due giovani amici, Wallace (il Justin Long di Jeepers Creepers – Il canto del diavolo) e Teddy (Haley Joel Osment, l’ex bambino di Il sesto senso e A.I. – Intelligenza artificiale) conducono una trasmissione su una web radio in cui vengono messi alla berlina i casi più folli ed eclatanti della Rete. In trasferta in Canada sulle tracce di un ragazzino che si è fatto a pezzi con la katana e ha postato il video su YouTube, Wallace si imbatte casualmente in una storia ben più inquietante. Finisce a casa di un vecchio (forse) squinternato di nome Howard Howe (Michael Parks, che con Smith aveva già fatto coppia perfetta in Red State) che gli racconta l’assurda storia della sua vita, di come abbia conosciuto Ernest Hemingway e sia naufragato su un’isola deserta in compagnia di un tricheco. A metà della storia, il ragazzo si rende conto che il suo vino è stato drogato e perde i sensi. Il giorno dopo si risveglia in una stanza con un gran mal di testa e le gambe amputate. È solo la prima delle tante mutazioni che dovrà subire il suo corpo…

Come già Red State, anche Tusk è un horror che va fuori dagli schemi, che gioca con i classici del genere (soprattutto Frankenstein ma anche alcuni gotici della Hammer) senza rinunciare a quel tono ironico e provocatorio che è parte del DNA del cinema di Kevin Smith. E come (quasi) tutti i film di Kevin Smith, anche Tusk è una storia d’amore, ma di un amore deluso e disperato. La relazione tra Wallace e la sua ragazza, Alli (quella topona di Genesis Rodriguez), ricorda, se vogliamo, quella “cazzona” di Brodie (Jason Lee) e Rene (Shannen Doherty) di Generazione X (Mallrats, 1995), ma anche quella più matura e “triangolata” tra Holden (Ben Affleck), Alyssa (Joey Lauren Adams) e Banky (Jason Lee) in In cerca di Amy (Chasing Amy, 1997); Alli tradisce Wallace con il suo migliore amico, perché si sente trascurata, e l’amico Teddy è disposto a buttare l’amicizia nel cesso per un paio di tette. Insomma, un Kevin Smith che guarda a se stesso, ma con una certa classe e il giusto distacco, perché l’amore è una delle componenti di Tusk ma non la più sostanziale. E poi, alla fine, nonostante il tradimento, Alli e Teddy corrono in Canada alla ricerca dell’amico misteriosamente scomparso e si avvalgono pure dell’aiuto di un poliziotto demente, Guy Lapointe, interpretato da un irriconoscibile Johnny Depp – che si è prestato al delizioso cammeo in totale amicizia – al quale Smith affida la parte umoristica del film.

Perché per il resto in Tusk l’ironia trascende da subito nel grottesco, quando Howe si mette in testa di trasformare il suo giovane ospite in quel compagno di disavventure con il quale si trovò a condividere la solitudine sull’isola del naufragio. Alla fine Tusk si trasforma in un monster movie, con uno scienziato pazzo deciso a dar vita alla propria creatura per saldare un debito di coscienza che lo ha perseguitato per troppi anni. Kevin Smith costruisce un film dalla doppia anima, che ha un inizio lento, giocato come sempre sull’arguzia dei dialoghi e l’eleganza della scrittura, e poi si trasforma in qualcosa di selvaggio che riesce a inquietare come The Human Centipede (2009) ma senza scadere nell’estremo a tutti i costi. Se questa è la nuova strada intrapresa da Smith – il prossimo film, Yoga Hosers, dovrebbe andare nella stessa direzione – c’è da scommettere che non mancheranno altre gradite sorprese, anche se bisogna vedere quanto il pubblico generalista sia disposto ad accettare siffatte stravaganze.