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True blood – Stagione 1

2008
Titolo Originale:
True Blood
CAST:
Anna Paquin (Sookie Stackhouse)
Stephen Moyer (Bill Compton)
Alexander Skarsgård (Eric Northman)

Il nostro giudizio

True Blood è una serie televisiva del 2008, ideata da Alan Ball.

Bon Temps, città inventata della Louisiana, pare quasi prototipica del profondo Sud degli Stati Uniti, uno di quei luoghi dove non accadrà mai nulla. Ma non è così: epicentro di una variegata epifania di creature sovrannaturali, è lo scenario di True Blood, serie tv prodotta da HBO e creata da Alan Ball (Six feet Under). Sviluppata in sette stagioni e trasmessa tra 2008 e 2014, è la resa televisiva della saga letteraria, nata dalla penna di Charlaine Harris, The Southern Vampire Mysteries, in cui, in un presente piuttosto verosimile, si palesa la genia vampirica (ma non solo) dopo l’ideazione da parte di un’industria giapponese del True Blood (sangue sintetico) e aspira all’integrazione con la società umana e alla tutela dei propri diritti. Una battaglia civile in chiave interspecie, dunque, funge da sottofondo alla narrazione sia libresca che televisiva; ma assai meno politica è la vicenda centrale la cui protagonista, Sookie Stackhouse (Anna Paquin, Premio Oscar come miglior attrice non protagonista per Lezioni di Piano), cameriera di una tavola calda, incontra una notte un misterioso individuo, Bill Compton (Stephen Moyer), fascinoso, tenebroso, ma soprattutto vampiro.

Legati da un’alchemica attrazione sin dal primo sguardo, i due si rincorrono tra le male voci dei bigotti che disapprovano e un misterioso serial killer che uccide le donne che frequentano i vampiri. La storia d’amore diviene allora anche indagine, facilitata, peraltro, dalle capacità telepatiche, di lettura del pensiero, di Sookie (anch’ella emarginata per questo suo potere). A lei si affiancano Jason, fratello bamboccione ed egocentrico dal fascino irresistibile per il gentil sesso, che combina un guaio dopo l’altro; la loro dolce e comprensiva nonnina, Tara, problematica e iraconda migliore amica dalla madre alcolizzata; Sam, riservato proprietario del Merlotte’s (la tavola calda locale) e capo di Sookie della quale è da sempre innamorato; e Lafayette, cuoco al Merlotte’s e spacciatore, che in cambio di favori sessuali si rifornisce di V, sangue di vampiro dagli effetti euforizzante-allucinogeni. La prima stagione di True Blood è peculiare soprattutto nell’ambientazione antieroica; vige un coacervo di personaggi maggiori e minori, tutti in qualche modo espressione di quella, a volte un tantino fastidiosa, americanità di una certa provincia, che, presentando il tipico humus di una piccola comunità rurale, riesce a ricreare un’atmosfera quasi rassicurante, inconvenzionale per un racconto del fantastico o del terrore.

Anche l’immagine dei vampiri stessi si scosta parecchio da quella tradizionalmente mostruosa dei non-morti di Murnau ed Herzog, o dei più romantici, ma sempre marcatamente sovraumani, Dracula di Coppola e Louis de Pointe du Lac di Intervista col vampiro, e assume una connotazione più affine alle categorie di rappresentazione di realtà dell’uomo post-contemporaneo: più pertinente alla visione materialistico-immanentista, la stirpe vampiresca non rimanda al luciferino, ma alla meno ultraterrena problematica razziale, a una configurazione tra il viveur e l’emarginato inserito in una minoranza dalle manichee norme millenarie, spesso con una coscienza molto limitata, che soccombe agli impulsi più ferini (nutrirsi di sangue, sesso). In un’opera di svecchiamento del tradizionale Nosferatu, True Blood è affiancato dal coevo Twilight (sempre 2008), a cui si contrappone tuttavia nettamente nello stile. Teenage drama, sentimentale e petulante, sempre compito Twilight, True Blood di Ball è invece dominata da linguaggio scurrile in un colorito accento del Sud, sesso praticamente ad ogni episodio e immagini piuttosto truci ed esplicite (sangue, squartamenti, liquami vampireschi e pratiche sadomaso interspecie). Incompiuta se presa singolarmente, la prima stagione di True Blood ha il pregio di introdurre personaggi e vicende in maniera scorrevole e avvincente con quel tocco di scabrosità e truculenza che rendono il tutto più interessante.