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Trapped

2015 - in produzione
Titolo Originale:
Ófærð
REGIA:
Baltasar Kormákur
CAST:
Ólafur Darri Ólafsson (Andri)
Ilmur Kristjánsdóttir (Hinrika)
Ingvar Eggert Sigurðsson (Ásgeir)

Il nostro giudizio

Trapped è una serie tv islandese del 2015, ideata da Baltasar Kormákur

Primo episodio: 90% di share e mezzo paese davanti ai teleschermi. Poco più di 150.000 persone, ok, ma è comunque la metà della popolazione nazionale. Stando a quel che si dice su internet, esiste qualcuno che in Islanda ha usato un metodo meno tradizionale per misurare la popolarità di Trapped, basandosi sul consumo di litri di acqua fredda: durante la trasmissione degli episodi, il consumo nazionale è calato del 30% per poi risalire di colpo dopo i titoli di coda. Ciò significa che i fan della serie hanno trattenuto la pipì fino alla fine della puntata. Baltasar Kormakur è l’ennesimo regista affermato (oltre al survival-movie Everest, ha diretto anche Denzel Washington e Mark Wahlberg in Cani Sciolti) a cimentarsi con il piccolo schermo, per quella che è la più ambiziosa – e costosa – produzione mai venuta fuori dall’Islanda. Girata interamente, e in pieno inverno con la temperatura che scendeva sotto i -30°, a Siglufjörður, un villaggio nell’estremo nord del paese dove vivono attualmente duemila anime, ancora segnate dalla crisi finanziaria del 2008, Trapped nasce come prodotto da esportazione: già vista e apprezzata in mezza Europa, per gli Stati Uniti i Weinstein hanno messo le grinfie sui diritti di distribuzione, ed è contemporaneamente iniziata la guerra che assegnerà al vincitore i diritti per realizzarne un remake.

È subito evidente, Trapped è ‘na roba seria: i titoli di testa scorrono sui dettagli anatomici di un cadavere pronto per l’autopsia e sui paesaggi duri e affascinanti dell’Islanda, i due freddi elementi mescolati ad arte, simili, a tratti indistinguibili. Ed è proprio un cadavere ad essere pescato nel fiordo (“maledetti danesi, ci hanno preso per la loro discarica di cadaveri!”), mentre il traghetto settimanale proveniente dalla Danimarca arriva nel porto. Anzi, si tratta più precisamente di mezzo cadavere: manca la testa, e mancano i quattro arti. Tanto per caricare di senso il titolo della serie, arriva anche una tempesta ad impedire qualsiasi accesso, e qualsiasi fuga, dal villaggio. Il clima è il protagonista assoluto, infatti, e oltre a determinare i destini degli individui piega a suo piacimento la trama e lo sviluppo della storia. Andri è il capo della polizia, un true detective ai cui ordini ci sono solo altri due agenti, uno imbranato e rancoroso che passa le giornate giocando a dama al pc, l’altra, Hinrika, la donna che tutti vorremmo al nostro fianco: dotata di senso pratico, onesta, pronta a battersi per ogni giusta causa e allergica a prepotenze e privilegi. E con un marito apparentemente fannullone che sta sempre in casa a coltivare marijuana e fumarsela. Andri mostra subito grandi capacità investigative, in passato ha lavorato nella polizia di Reykjavik – allontanato per misteriosi e tragici eventi – e ordina subito di non far scendere nessuno dal traghetto: con ogni probabilità l’assassino si trova a bordo.

A bordo ci sono sicuramente: un losco capitano danese che si da da fare in tutti i modi per rallentare le indagini; un lituano trafficante di esseri umani, con due ragazzine nigeriane sue prigioniere; il giovane Hjortur, che torna a casa col suo pesante fardello di traumi dai quali non si è mai ripreso, e a causa dei quali è ritenuto pericoloso dalla maggioranza degli abitanti del villaggio; Agnes, la ex moglie di Andri, con il suo nuovo fidanzato; uomini d’affari e politici in aria di corruzione, arrivati in paese per spingere i proprietari terreni a vendere tutto ai cinesi, con l’intento – ufficiale – di trasformare il piccolo villaggio in uno snodo cruciale delle rotte commerciali est-ovest. L’indagine sull’omicidio, che il ristretto team di agenti è costretto a svolgere senza l’aiuto della polizia della capitale, è solo la spina dorsale di Trapped: le vicende umane e familiari, i segreti di tutti, le passioni, altri omicidi, la furia della montagna – metaforica ma anche fisica e paurosa – arricchiscono sempre di più il plot, nero e solido, di questa trappola a forma di serie tv.