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The Walking Dead – Stagione 8

2017
Titolo Originale:
The Walking Dead
REGIA:
Greg Nicotero, Rosemary Rodriguez, Dan Liu, Michael E. Strazemis, John Polson, Larry Teng, David Boyd, Jeffrey F. January, Michael Slovis
CAST:
Andrew Lincoln (Rick Grimes)
Norman Reedus (Daryl Dixon)
Jeffrey Dean Morgan (Negan)

Il nostro giudizio

ATTENZIONE: l’articolo contiene degli spoilers

The Walking Dead – Stagione 8 è una serie televisiva del 2017, creata da Frank Darabont

Era il primo novembre del 2010 quando The Walking Dead esordì in Italia su Fox, quasi in contemporanea con gli USA, serie ideata da Frank Darabont e basata sull’omonimo fumetto di Robert Kirkman. Sono passati otto anni e ora, al debutto di ogni nuova stagione, la solita tiritera: che palle sto Walking Dead, peggio di una soap-opera, ma vuoi mettere il fumetto, che la facciano finire e non se ne parla più. Un blah blah blah di cui, sinceramente, frega meno di nulla a noi appassionati, pur coscienti degli evidenti alti e bassi narrativi e della ripetitività che, dopo tanti anni, è quasi inevitabile. Nonostante il poderoso calo di ascolti – il season finale ha registrato un nuovo record negativo e sono diminuiti addirittura i downloads illegali – il capitolo otto di una delle serie più amate di sempre ha puntato su scelte temerarie e poco popolari. Una buona notizia, contando che in passato gli sceneggiatori parevano essersi messi a novanta pur di accontentare il pubblico. La stagione otto è incentrata sia sul concetto di pietà che su quello di pietas, intesa – per dirla con la Treccani – come “l’insieme dei doveri che l’uomo ha sia verso gli uomini in genere e verso i genitori in specie, sia verso gli dei e che in questo caso s’identifica con la religione”. Dio è un concetto ballerino in The Walking Dead, in primis nella figura di Padre Gabriel (Seth Gilliam), prete vile che tira in ballo il divino quando gli fa comodo, ma ciò che un uomo fa per gli altri uomini è il punto focale dell’intera narrazione, e lo è più che mai in questa stagione. Dopo gli alti e bassi della settima, in cui Negan (Jeffrey Dean Morgan), il villain dei villains, veniva ridotto a una macchietta fastidiosa, il nuovo segmento si apre con un episodio il cui titolo profetizza ciò che verrà: Possa la mia misericordia prevalere sulla mia ira (Mercy), frase pronunciata da Rick (Andrew Lincoln) e che segue quell’inizialmente criptico incipit, già mostrato in parte nel trailer.

 

Un Rick invecchiato, a letto e con un bastone da passeggio nella stanza: un flashforward che, all’uscita del trailer, aveva già fatto gridare il nome di Grimes come favorito nel toto-morto di routine. I primi episodi, volutamente lenti, sono vero e proprio cinema d’assedio: una scelta coraggiosa per una serie mainstream, che avrà fatto spegnere la tv a parecchi; la frenesia si accuccia per lasciare spazio a lunghi appostamenti, tattiche di guerra, attese snervanti e qualche sorpresa sparsa qua e là con parsimonia. Questa stagione segue – con le dovute e doverose libertà – due uscite del fumetto, Guerra totale parte I e parte II, numeri 20 e 21, usciti in Italia nel 2014, e guerra totale sia, anche nei suoi aspetti meno appetibili per lo spettatore. Lo spirito guerriero si stempera nella già citata pietà che – purtroppo – talvolta sconfina nel buonismo, in particolar modo nel season finale, Ira (Wrath), in totale ossimoro col titolo. Nonostante ciò, è una visione che finiamo per abbracciare in quanto foriera di quello che potrebbe essere un grande cambiamento nell’universo creato da Darabont: alla conferma della stagione nove si sono già scatenate le voci di come potrebbe seguire la linea del fumetto genitore, ossia il numero 22, Un nuovo inizio, pubblicato in Italia nel 2015, che presenta un salto temporale e nuovi personaggi. I flashforwards continuano, lasciandoci spesso perplessi: in uno di questi vediamo un Negan fastidiosamente pacioso che sorride a una Judith cresciuta (e senza fracassarle il cranio). Ma è proprio in questo episodio, il nono, Onore (Honor), con cui il serial riprende dopo la pausa di metà stagione, che comprendiamo cosa siano queste scene idilliache e assurde: sono il sogno di Carl (Chandler Riggs), che auspica la fine della guerra e la pace con i Salvatori. Il ragazzo mette questo desiderio nero su bianco in una lettera al padre e in una a Negan: è il testamento del personaggio poiché nell’episodio Carl muore, dopo essere stato morso da uno zombi nel finale dell’ottava puntata. Una scelta dello showrunner, Scott M. Gimple, che è stata male accolta anche dal cast e in primis da Riggs e dal padre, il quale ha duramente accusato la produzione di aver cacciato il figlio a tradimento. Una decisione che può essere considerata felice poiché Carl stava sulle balle a chiunque, col suo essere saccente, perfettino e buono a tutti i costi.

 

Ovviamente, come in ogni stagione, vi sono altri lutti che suscitano empatia: vediamo morire Eric, il compagno di Aaron (Ross Marquand) e Shiva, la tigre fedele compagna di Ezekiel (Khary Payton) che si sacrifica ai morti viventi per salvare il proprio padrone in una scena francamente straziante. E c’è anche una morte catartica, quella del viscido Simon (Steven Ogg) per mano di Negan. Iniziamo a scoprire qualcosa di più sulla vita pre-apocalisse del carismatico villain: nell’episodio cinque, I peccati di Negan (The Big Scary U), l’uomo parla a Gabriel della sua prima moglie, che ovviamente si chiamava Lucille, moglie malata e che ha riempito di corna, morta all’inizio dell’epidemia e a cui non ha mai avuto il coraggio di dare il colpo di grazia. In questa stagione, inizia a schiudersi anche uno dei personaggi con maggior potenziale ossia Jadis (Pollyanna McIntosh), capo del popolo della discarica: un’artista, il cui vero nome è Anne, i cui ricordi della propria vita “prima di” sono racchiusi in una manciata di fotografie. Il season finale riserva una sorpresa sul Giuda Iscariota della serie ossia il super-vigliacco Eugene (Josh McDermitt), con un bel colpo di coda che poteva essere, tutto sommato, anche prevedibile. La stagione si chiude con Negan che viene volutamente risparmiato da Rick, tra le urla della Vedova, Maggie (Lauren Cohan), che lo vuole stecchito: verrà tenuto prigioniero ma parte già il complotto per ammazzarlo. La season nine vedrà un cambiamento importante con l’arrivo di una nuova showrunner, Angela Kang, già sceneggiatrice e co-executive dal 2011, lodata per la sua attenzione allo sviluppo dei personaggi, donna che ci auguriamo essere cazzuta come le guerriere che la serie mette in scena e che tanto ci piacciono. Gimple è stato promosso capo dei contenuti sia per The Walking Dead che per lo spin-off, Fear The Walking Dead, che riserverà il temuto/atteso crossover con la serie genitrice accogliendo il personaggio di Morgan (Lennie James): la quarta stagione andrà in onda in Italia sul canale satellitare MTV – piattaforma Sky – a partire dal 30 aprile.

L’ottavo capitolo della saga dei morti che camminano si è rivelato per molti versi particolare e poco audience-friendly, segmento di transizione e attesa verso quello che potrebbe essere un cambiamento spiazzante nell’epopea di Grimes e soci.