Featured Image

The Toybox

2018
Titolo Originale:
The Toybox
REGIA:
Tom Nagel
CAST:
Denise Richards (Jennifer)
Jeff Denton (Steve)
Matt Mercer (Mark)

Il nostro giudizio

The Toybox è un film del 2018, diretto da Tom Nagel.

Poiché case, castelli, soffitte, cantine, ospedali e persino gli ascensori sono ormai divenuti da parecchio tempo sede stabile di infestazioni ad opera dei nostri amici ectoplasmi e dei loro cugini satanassi, non resta ormai più molto da fare se non acquistare un bel camper e, come gli attempati e spensierati Ella & John virziniani, andarsene a zonzo on the road, incuranti di tutto e di tutti. Ma, a quanto pare, nemmeno sulle quattro ruote si può riuscire a trovare un attimo di pace, specie se il nostro beneamato caravan si dimostra assetato di qualcosa di più che la semplice benzina. Ok, ammettiamolo pure: l’idea di un killer camper– o di un haunted camper, fate un po’ voi!– che sta alla base di The Toybox non è certo, a colpo d’occhio, fra le più rassicuranti, un’idea parecchio strampalata che sarebbe forse calzata a pennello a un B-movie anni ’80 ma che, a Ventunesimo secolo inoltrato, puzza alquanto di boiata.  Stranamente, però, almeno per i primi dieci minuti, con la maggior parte delle carte ancora coperte e le aspettative pompate a manetta, la penna di Jeff Miller e la cinepresa di Tom Nagel – già in coppia per il discreto Clown Town– dimostrano una certa qual padronanza del mestiere, apparecchiando un pranzetto orrorifico alquanto succulento capace di far montare una discreta acquolina nonostante l’evidente (e, oggettivamente, imbarazzante) stiracchiatura narrativa di base.

La storiella è presto detta: l’anziano Charles (Greg Voland), dopo aver acquistato un fatiscente camper, decide di organizzare una gita di famiglia assieme ai figli Mark (Matt Mercer), Steve (Jaff Denton), alla nuora Jennifer (Denise Richards) e alla nipotina Olivia (Malika Michelle), salvo poi doversela vedere con inquietanti e alquanto pericolose manifestazioni sovrannaturali che sembrano avere come fulcro principale proprio lo sgangherato mezzo di trasporto, quest’ultimo forse “posseduto” dal redivivo spirito vendicativo dello spietato (e realmente esistito) “Toy-Box Killer” David Parker Ray (Trevor Butcher). La presa a bordo di una coppia di fidanzati in panne (Brian Nagel Mischa Barton) complicherà ancor più la situazione. Va detto che l’aridissima atmosfera da desolazione desertica in puro stile Le colline hanno gli occhi, unita a una discreta dose di accoppamenti da sfiga “creativa” targati Final Destination fanno certamente la loro porca figura, così come le inquietantissime manifestazioni ultramondane di un laido cattivaccio sputato al celeberrimo Frank Silva alias BOB di Twin Peaks.  Il livello di emoglobina generale, poi, è più che discreto, regalando non poche occasioni di riflessione sul livello di sopportazione al dolore che un corpo umano può generalmente dimostrare.

Peccato che tutto questo ben di Dio cada rovinosamente sotto il peso di stucchevolissimi cliché da jump scare, con la presenza dell’ennesimo spiritello nerocrinito in vestaglia, capace solo di contorsioni facciali da apprendista di After Effects e un ritmo narrativo in progressivo annacquamento. Un peccato davvero, poiché l’idea della malevola possessione di un mezzo di trasporto, se non certo originale – si tenga ben a mente la Christine kinghiana! – quantomeno si dimostra in grado di solleticare certi perturbanti appetiti, anche solo con l’aprirsi e il chiudersi di una porta o grazie alla fugace sparizione di un ghignante volto dietro a impolverate tendine.  Quando, però, sangue e lerciume iniziano a sgorgare copiosi dal rubinetto manco si fosse tagliato le vene Mastro Lindo, allora è lì che davvero si comprende quanto il livello della sufficienza sia ancora ben lontano. Tuttavia, nel bene e nel male, una cosa è più che certa: dopo aver visionato The Toybox le gite in campeggio saranno un pensiero ben lontano, preferendo la calda e rassicurante tranquillità della propria casa. Sempre che Casper e i suoi amichetti si decidano a starsene buoni per un po’.