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The Titan

2018
Titolo Originale:
The Titan
REGIA:
Lennart Ruff
CAST:
Sam Worthington (Rick Janssen)
Taylor Schilling (Abigail Janssen)
Tom Wilkinson (Dottor Collingwood)

Il nostro giudizio

The Titan è un film del 2018, diretto da Lennart Ruff

Pesantemente imbottita di (pericolosissimi) steroidi a base di un ottimismo così sconfinato da far perdere di vista ogni possibile limite oggettivo, la bulimica politica di genere targata Netflix prosegue imperterrita attraverso l’insidioso terreno di una fantascienza così utopica da essere divenuta ormai un autentico manierismo produttivo/distributivo, ponendo al centro della propria operatività il tema della mutazione (psico)fisica quale metafora di un mondo (e di un’idea narrativa) ormai sempre più alla deriva. E così, dopo discreti colpi di serie B (ARQ), destabilizzanti progetti autoriali (Mute, Annientamento), blockbuster visionari (Okja, Bright) e pesanti flop serializzati (The Cloverfield Paradox), Sua Maestà del video on demand tenta ancora una volta di alzare il tiro con The Titan, esempio eminente di quanto la componente etica, insita per natura nel multiforme universo sci-fi, possa risultare un’insidiosa arma a doppio taglio in mancanza di un’adeguata capacità nel maneggiare una così brulicante materia. Presentato in pompa magna al Festival Internazionale del Film Fantastico di Gérardmer, The Titan ci proietta in un (ennesimo) futuro prossimo nel quale guerre, carestie, sovrappopolazione, inquinamento e disastri d’ogni specie hanno gettato l’umanità nel caos più totale, facendone presagire un’imminente e annunciata estinzione.

Ben conscio del fatto che il possibile destino dell’uomo dovrà per forza essere al di fuori del proprio pianeta natio, il dottor Collingwood (Tom Wilkinson) organizza un ambizioso progetto scientifico che, in previsione di una possibile colonizzazione di Titano, il più grande dei satelliti naturali orbitanti attorno a Saturno, si propone di adattare geneticamente gli esseri umani all’impervia atmosfera carica di azoto. Ed è così che Rick (Sam Worthington), pilota dell’aeronautica statunitense, decide di partecipare a questo visionario (e pericoloso) esperimento di evoluzione forzata assieme a un team formato da ufficiali Nato, dovendo tuttavia convivere ben presto con pesanti e inaspettati effetti collaterali che mineranno tanto il corpo quanto la mente, rendendo l’esistenza accanto alla moglie Abigail (Taylor Schilling) e al figlioletto Lucas (Noah Jupe) davvero molto difficile. Nonostante l’indubbia potenzialità di fondo insita nel tema trattato, The Titan rivela ben presto una serie interminabile di difetti che riguardano in gran parte la farraginosa e poco mordace sceneggiatura elaborata da Max Hurwitz a partire da un soggetto di Arash Amel, rivelando una pesantissima derivatività metacinematografica che rende l’intera operazione simile a un maldestro collage di suggestioni e narrazioni già incardinate e digerite da tempo dall’immaginario medio collettivo.

Malgrado la modesta regia del misconosciuto Lennart Ruff – giovane cineasta tedesco distintosi nel 2014 con l’ottimo corto thriller Nocebo – assolva pienamente al format estetico richiesto da casa Netflix, ben presto i nodi vengono al pettine, nel momento in cui il sottotesto etico-ecologista alla Avatar (da cui peraltro proviene, in un ruolo decisamente similare, lo stesso Worthington) e le suggestioni eugenetico-chimeriche di Splice finiscono per incontrare il morboso amore (im)possibile fra specie diverse già poeticamente evocato in La forma dell’acqua. La transizione dall’Homo Sapiens al nuovo Homo Titanicus – in diretta filiazione col celebre Progetto Lebensborn nazista per la creazione di un’utopica super razza uomo-animale – non solo chiama in causa le aberrazioni fisiche del Prometeo frankesteiniano, ma si permette di scomodare di gran carriera persino la mitologia demiurgico-extraterrestre di Prometheus, peccando infine di un eccesso di sentimentalismo e di inutile introspezione psicologica che pare ormai divenuta un innesto forzato e imprescindibile in gran parte della sci-fi contemporanea. Nei suoi novantasette minuti di durata, The Titan si mostra davvero (troppo) parco di eventi drammatici degni di nota, appiattendo il tutto al di sotto di una mellifluo e stucchevole ingranaggio narrativo che, per l’ennesima volta, ci vuol far capire come l’uomo del futuro dovrà emigrare e mutare (nel corpo e nella mente) per poter sopravvivere.