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The Strain – Stagione 3

2014-2017
Titolo Originale:
The Strain
CAST:
Corey Stoll (Ephraim Goodweather)
David Bradley (Abraham Setrakian)
Mía Maestro (Nora Martinez)

Il nostro giudizio

The Strain – Stagione 3 è una serie tv del 2016, andata in onda sul canale americano FX nello stesso anno e ancora inedita in Italia, ideata da Guillermo del Toro e Chuck Hogan.

Tiriamo le somme: abbiamo letto i romanzi e abbiamo sfogliato i fumetti. Abbiamo visto le prime due stagioni e siamo arrivati fino a qui, a The Strain – Stagione 3, la penultima prima di quella finale. Abbiamo accettato, apprezzato e disprezzato le differenze tra media con i quali è stata raccontata questa saga. Abbiamo vacillato, non c’è dubbio, non solo con la serie, ma anche con i numerosi fumetti e, a tratti, pure con i tre romanzi. Chuk Hogan e Guillermo del Toro ci hanno voluti completamente attivi per questa epopea vampiresca. In questo preciso momento, al tramonto della terza e all’alba della quarta, ci domandiamo se tutto il percorso narrativo sia stato effettivamente legittimo per questo tipo di storia. La premessa, forse un po’ paracula, di chi scrive, è che apprezza qualsiasi cosa Guillermo del Toro produca: il divertimento, la curiosità e le cose da leggere e vedere non mancano mai e, nel bene e nel male, è sempre una soddisfazione. C’è, però, da chiedersi se stavolta non si sia tirato troppo per le lunghe. The Strain è una serie di grande successo e nemmeno di piccolo successo. The Strain è una serie di successo medio. L’abbiamo avuta in italia su Sky, i primi undici numeri del fumetto sono stati ristampati dalla Panini Comics e anche il primo romanzo, dalla Mondadori. Possiamo dire di essere stati accontentati in tutti i campi. Forse anche troppo. Si presuppone che una serie televisiva, per essere “sana” e avere una vita godibile, debba avere un determinato minutaggio, di puntate e di stagioni. Ma ci sono momenti in cui si potrebbe staccare la spina prima e rinunciare a qualche puntata o a qualche manovra narrativa, per fare una serie “snella” e in forma.

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Ed è, con dispiacere, proprio il caso di The Strain. Sebbene non fosse partita col botto e contenesse, già all’inizio della prima stagione, un calo radicale del ritmo e dell’interesse, l’elemento di intrattenimento (sia quello action, horror e drama), soddisfaceva. L’aspetto visivo, come già scritto da altri su questo sito, non è (quasi) mai venuto meno, forse grazie alla consulenza di del Toro nella post-produzione. Ma la storia e i personaggi sono ben altra cosa. Il tentativo è quasi sempre quello di creare qualcosa di estraneo alla massa che “confonda” e che non si conformi col resto, finendo, invece, per risultare una forzatura o un cliché di genere. Conosciamo finalmente la storia di Mr. Quinlan (Rupert Penry-Jones). Setrakian (David Bradley) e Fet (Kevin Durand) vengono assoldati dagli Antichi per accaparrarsi l’Occido Lumen (antico libro che potrebbe ribaltare le sorti delle due fazioni) prima di The Master. New York continua a combattere capitanata dalla consigliera Feraldo (Samantha Mathis). Ephraim (Corey Stoll) e Dutch (Ruta Gedmintas) iniziano alcuni esperimenti sugli Strigoi, e non ci risparmiano una relazioncina quasi forzata che ci fa rimpiangere la coppia Goodweather/Martinez. Le premesse non sono tra le più entusiasmanti, effettivamente. Ma la storia continua e i “twists and turns” non mancano. La pallina dell’intreccio si sposta continuamente tra i buoni e i cattivi, in una partita a ping-pong a tratti monotona e poco entusiasmante. È l’eccesso forzato, ciò che rovina il racconto. Il tanto atteso climax, al quale ci stavano preparando da due stagioni, arriva troppo presto, a metà stagione, decomprimendo tutto il ritmo e facendo capire che ci sarà un’inversione di rotta, come se il narratore si pentisse dubito dopo della scelta appena presa.

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Il finale di stagione è l’ultima e fatale forzatura che costringe uno dei personaggi principali, che meno motivi ha per scatenare quanto scatenato, a cambiare completamente le carte in tavola. Il vero elemento positivo di questa stagione è il concetto stesso nel titolo del secondo romanzo. Se la prima stagione rappresentava The Strain (La Progenie) mostrandoci il principio dei rapporti dei personaggi e la diffusione della nuova stirpe di Strigoi; la quarta stagione, si presuppone, ci presenterà The Night Eternal (Notte Eterna), ovvero l’ineluttabile controllo da parte della stirpe di The Master; la seconda e la terza espongono The Fall (La Caduta) nel vero senso della parola, facendo crollare personaggi e situazioni a favore di un climax pre-apocalittico. Questa caduta, però, sembra infinita, lenta e a tratti snervante a causa degli eccessivi palleggiamenti tra il bene e il male. Due stagioni, sono servite a raccontare la caduta. Forse, solo questo, basterebbe per farci riflettere e darci delle risposte. Tiriamo le somme. A volte, non ci serve il capolavoro. Ci basta qualcosa che sia seguibile, curato e sufficientemente divertente. Peccato, però, quando il potenziale supera il risultato finale