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The Strain – Stagione 2

2015
Titolo Originale:
The Strain
REGIA:
Gregory Hoblit
CAST:
Corey Stoll (Ephraim Goodweather)
David Bradley (Abraham Setrakian)
Mía Maestro (Nora Martinez)

Il nostro giudizio

The Strain – Stagione 2 è una serie tv del 2015, andata in onda sul canale americano FX nello stesso anno e ancora inedita in Italia, ideata da Guillermo Del Toro e Chuck Hogan.

Immaginate di avere tutti, ma proprio tutti, gli ingredienti per fare un ottimo dolce però, man mano che la realizzazione va avanti vi rendete conto che qualcosa non funziona: il pan di spagna non lievita; la cottura non è nemmeno lontanamente perfetta; la panna non monta; la crema pasticcera è piena di grumi. Ecco, lo sgorbio che avete davanti e che niente ha a che fare con la fotografia patinata del libro di ricette è proprio identico al risultato ottenuto dai creatori di The Strain – Stagione 2. Sulla carta gli ingredienti ci sono tutti: demoni di era pre-cristiana; mezzosangue con complesso edipico; nazista malvagio sì, ma è la vita che lo ha reso così; una mamma, divenuta demone crudelissimo e regina delle tenebre, che vuole il figlio accanto;addirittura un triangolo amoroso gay, che fa tanto politicamente corretto. E pure l’amore tra i due eroi; il Male incarnato; la concubina del lacchè. Sono talmente tanti i motivi per cui le cose dovrebbero farsi interessanti che, davvero, come è possibile che alla resa dei conti vada tutto in malora? La fotografia è cupa quel tanto che basta da risultare claustrofobica; i demoni-mostri con vermone incorporato fanno la loro bella figura, soprattutto nelle scene delle uccisioni di massa; la tecnica di ripresa stile videogame ha sempre un suo perché; il regista delle ultime due puntate è Vincenzo Natali, quindi brutte certo non possono essere. Eppure…

Eppure c’è qualcosa che non funziona, che stona terribilmente con ogni singola buona intenzione degli autori e dei creatori della serie. I dialoghi tra Nora (Mia Maestro) ed Ephraim (Corey Stoll) sono di una noia mortale; il figlio di Ephraim è il bambino più scostante, antipatico e rompiscatole che si sia mai visto da un po’ di tempo a questa parte. Perfino l’ottimo Fet (Kevin Durand) e il buon Professor Setrakian (David Bradley) non riescono a risollevare le sorti di questo polpettone stile Alien senza Alien, bensì con un Maestro che si incarna dove capita a seconda delle necessità e che tutto vede e tutto sa. Davvero, con tutta la buona volontà, non riesco a capire come si possano far coesistere un libro segreto di arte occulta e la creazione di un’arma biologica che tratta una possessione demoniaca di massa alla stregua di un virus, senza avere le idee molto più che chiare. Nel senso che trovo destabilizzante che la trasformazione in massa della popolazione di New York ad opera di una divinità malefica potentissima ed immortale, possa essere fermata sia con una specie di vaccino al contrario che con una formula magica letta da un libro preziosissimo il cui titolo è in latino e il contenuto in tedesco, forse anche aramaico… però di questo non sono sicura poiché non sono riuscita a leggere bene le parole.

Inoltre, come resistere alla pesantezza di certi flashback; alla lentezza di certe puntate; alla comparsa repentina di entità demoniache antagoniste e – questo lo devo proprio svelare – di una star inventata del wrestling messicano? La verità è che sono una sentimentale e ho un debole per tutto quello che riesce male: le torte sbilenche, i libri rovinati, le serie le cui buone intenzioni ne lastricano la via per l’inferno. Lo ammetto: io un pochino l’ho gradita, però mi basta la fettina che ho mangiato e non credo che ne mangerò più.