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The Spacewalker

2017
Titolo Originale:
Vremya pervykh
REGIA:
Dmitriy Kiselev
CAST:
Aleksandr Ilin (Vladimir Markelov)
Vladimir Ilin (Sergey Korolev)
Yuriy Itskov (Boris Chertok)

Il nostro giudizio

The Spacewalker è un film del 2017, diretto da Dmitriy Kiselev

Dalla Russia con tanto, tanto (ma proprio tanto) amore, ecco scaturire l’ennesimo roboante – e alquanto dispendioso – esempio di fantascienza storico-biografica, facente parte della nuova ambiziosa politica di rinnovamento dell’industria cinematografica voluto dallo Zar Putin in persona a cavallo del nuovo Millennio, con l’intento d’ingaggiare una rinnovata competizione con i vecchi e mai dimenticati nemici a stelle e strisce, per fondare così un’idealistica Hollywood baltica. The Spacewalker (titolato enfaticamente in originale L’età dei pionieri) si presenta, dunque, come un’autentica epopea kubrickiana – date le ascendenze culturali, in questo caso sarebbe forse meglio parlare più propriamente di epopea tarkowskijana –, capace di rileggere il glorioso mito della corsa allo Spazio in piena Guerra Fredda quale metafora di una rinnovata querelle, combattuta stavolta non con minacce nucleari bensì con cinepresa, pop-corn e una valanga di biglietti staccati. Nei suoi titanici (e obiettivamente eccessivi) centoquaranta minuti di durata, The Spacewalker tenta di ricostruire con forte autenticità – e una leggera punta di benevolente sensazionalismo – le avventurose vicende che portarono alla storica missione Voschod 2 del 18 marzo 1965, durante la quale i cosmonauti sovietici Aleksej Leonov (Evgeniy Mironov) e Pavel Beljaev (Kostantin Khabenskiy) effettuarono la prima passeggiata spaziale extraveicolare della storia, dovendo affrontare numerosi problemi tecnici durante la fase di rientro e sopravvivendo per giorni al freddo siberiano prima di essere tratti in salvo e rimpatriati come eroi nazionali.

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Con un occhio rivolto al nuovo cinema commerciale di casa propria e l’altro ben piantato ai modelli d’oltre cortina, Dmitriy Kiselev, da buon mestierante qual è, imbastisce una solida ed elaborata produzione degna di un autentico blockbuster con forti venature da dramma epico, strutturando l’esoscheletro narrativo di The Spacewalker attraverso una successione di blocchi che richiamano a gran voce alcuni dei più celebri e battuti modelli del filone sci-fi. Si comincia con un prologo che rispolvera il cameratismo goliardico ad alta quota di Top Gun e Uomini veri, proseguendo con la messa in scena del lungo e difficile training di allenamento preparatorio alla missione che fa tornare in mente l’allegra brigata degli Space Cowboys eastwoodiani. Ci si sposta di seguito sulle fasi più salienti e drammaticamente eccitanti del viaggio spaziale – e dei suoi disastrosi inconvenienti – che ricalcano il modello di Apollo 13, per finire con un epilogo da survival movie fra i ghiacci che cita direttamente tanto Everest quanto The Revenant.

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Osservando poi le elaborate sequenze di volo spaziale – per altro realizzate mediante un’ottima CGI –, non possono non apparire vivide davanti agli occhi le celebri inquadrature pseudosoggettive a filo capsula che abbondano in Interstellar, così come la più che evidente (e a tratti un poco ridondante) metafora ombelicale del cordone di sicurezza che tiene ancorato l’astronauta al velivolo rimanda chiaramente al nuovo feto cosmico che fu la Sandra Bullock di Gravity. Nonostante qualche sbavatura tipica delle pellicole dell’Est Europa, tanto di ieri quanto di oggi – tra cui un eccesso di caratterizzazione degli eroi stakanovisti, un pesante paternalismo della classe dirigente e un fastidioso humor da balalaika –, The Spacewalker dimostra come il cinema post-moderno (e post-sovietico) sappia ancora fare della sana (e occulta) propaganda indiretta attraverso produzioni di alto intrattenimento e d’indubbia qualità formale, pellicole capaci di far rimpiangere un passato glorioso e al contempo di far sperare per un luminoso e prolifico futuro audiovisivo.