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The Nun – La vocazione del Male

2018
Titolo Originale:
The Nun
REGIA:
Corin Hardy
CAST:
Demián Bichir (Padre Burke)
Taissa Farmiga (Suor Irene)
Bonnie Aarons (The Nun)

Il nostro giudizio

The Nun – La vocazione del Male è un film del 2018, diretto da Corin Hardy

A seguito di un misterioso suicidio di una suora, trovata impiccata fuori da un convento di clausura in Romania, il Vaticano manda un prete (Demiàn Bichir), una suora che deve ancora prendere i voti (Taissa Farmiga, sorella di Vera Farmiga, protagonista dei due The Conjuring) e il contadino che ha trovato il corpo (Jonas Bloquet) a indagare in quelle terre sinistre per scoprire il motivo di tale gesto estremo. Ciò che i tre scopriranno, sarà un convento consumato dal male, un demone che vorrebbe fuoriuscire da quelle mura e che le suore stanno tenendo intrappolato con la preghiera.
The Nun – La Vocazione del Male è il terzo spin-off della saga principale di The Conjuring, che dopo i primi due film di Annabelle, James Wan e soci, qui solo produttori e ideatori del soggetto, si lanciano nelle origini del demone Valak, antagonista di The Conjuring – Il caso Enfield e di cui poco dopo l’uscita al cinema, si vociferava di un possibile spin-off sulla figura di questo demone.

Ultimo film sotto la supervisione del produttore Walter Hamada, ora passato alla gestione di tutti i progetti DC Film di Warner Bros, la formula è sempre la stessa, influenzata dal Re Mida del genere horror a basso budget Jason Blum: produrre e costruire un universo espanso ma unito da una forte coerenza narrativa e temporale, producendo film dal budget mai esoso, gestire al meglio il marketing e portare al cinema un prodotto forte dei suoi stilemi, magari non eccelso, ma che funzioni grandiosamente al box-office. Nato un po’ per caso, l’universo di The Conjuring con all’attivo cinque film, ha portato a casa più di un miliardo e mezzo, a fronte di un costo complessivo che non supera i cento milioni di dollari. Premessa lunga e doverosa che rientra in parte nella considerazione di The Nun, film semplicistico nelle intenzioni come nella realizzazione che non si prefissa mai la necessità di reinventare il genere, ma giocare con ciò che gli riesce meglio, ovvero la creazione di una mitologia demoniaca forte, la reale consistenza degli esorcismi, non più parole al vento, ma vere e proprie formule magiche.

Come in questi casi, l’incipit è dei migliori. Un suicidio che forse suicidio non è, la diretta implicazione del demone su eventi misteriosi attorno al monastero e lo stesso stabile infestato che non risponde più a nessuna legge terrena. Poi la trama prende piede, si inseriscono i soliti twist, alcuni necessari e raffinati per collegarsi a The Conjuring, altri figli di un’ingenuità forse consapevole, che riguardano maggiormente il background di alcuni personaggi che a fatica riescono a concepire l’entità e ne sottovalutano il potere, partorendo momenti di cinema abbastanza ripetitivi.
The Nun dunque, per portare a casa il risultato, gioca con quello che sa fare meglio, ovvero la costruzione dei tempi horror come della componente del mistero. Non a caso, nell’oscurità si delineano figure non ben distinte, è il Male che sempre temiamo e che è pronto a saltarti addosso improvvisamente e senza preavviso. Di questo calibro sono ottime le – poche – scene del prete che dialoga con la Badessa del convento: una voce rotta, sinistra, proveniente da angoli bui e macabri. La consapevolezza che lì ci sia qualcosa che sta interagendo con il nostro protagonista, ma il non scorgere tale figura, trasmette comunque quel costante senso di impotenza. Proprio su queste scene il regista Corin Hardy confeziona un pacchetto di luce e ombra accattivante, ottimo per gli amanti del genere, meno per chi cerca quell’horror che possa offrire qualcosa di più, ma in un contesto generale, il film si inserisce come tassello fondamentale alla costruzione finale di un universo condiviso dove demoni, possessioni ed esorcismi hanno una forza cinematografica travolgente.