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The Love Witch

2016
Titolo Originale:
The Love Witch
REGIA:
Anna Biller
CAST:
Samantha Robinson (Elaine) Gian Keys

Il nostro giudizio

The Love Witch è un film del 2016, diretto da Anna Biller

Oggi, nella settima arte, è la tecnologia a farla da padrona, con una CG che rende ormai possibile qualsiasi parto dell’immaginazione. In un simile scenario appare forse terribilmente anacronistico parlare di technicolor, 35 millimetri e montaggio analogico, tuttavia è impossibile dimenticarsi di quel pugno di autori che vive e prospera nell’omaggio al cinema che fu. Immagino che, a riguardo, il primo nome a balzare in mente sia quello di Quentin Tarantino, ma si farebbe un grosso torto fermandosi lì e snobbando il sottobosco delle produzioni indipendenti. Come in un’antica mappa marinara, infatti, superando i confini conosciuti e spesso rassicuranti del cinema cosiddetto commerciale, lo spettatore medio sprovveduto può finire in un mondo ignoto. E nell’ignoto, si sa, vivono i mostri: Elaine, protagonista di The Love Witch, è una di loro, vedova nera splendida e ammaliante, demone dell’amore di cui non si può fare a meno di innamorarsi fino alla pazzia. Dopo nove anni da quel Viva che, nonostante non privo di difetti, aveva mostrato una visione accurata e autoriale, Anna Biller torna alla regia con il suo tocco affascinante.

dentro 1

In una spirale narcisistica e spietata, The Love Witch conferma le potenzialità della regista americana e lo fa giocando con malizia, con la realtà filtrata attraverso lo sguardo femminile di una strega che vuole amare, ma che si ritrova a essere inconsapevole vittima di sé stessa e del maschilismo che l’ha creata. Elaine è disperatamente alla ricerca di un uomo, un sostituto del marito che ha assassinato, e tutto quanto gira intorno al suo desiderio, distorto però da un modo perverso di concepire l’amore. Se da una parte la sua bellezza le potrebbe fare avere chiunque, senza necessità di strambe pozioni magiche, dall’altra la devozione servile e il suo essere una bambolina prestata al piacere maschile le impediscono di raggiungere ciò che vuole realmente. La volontà di Elaine di essere guardata come una donna, piuttosto che come un oggetto, si scontra con quello in cui il patriarcato l’ha trasformata: una psicotica, conturbante killer che ha perso contatto con la disumanizzante realtà. Qui Samantha Robinson è perfetta: con i suoi occhi dolci e sognanti, sensuali e seducenti, tratteggia una donna ossessionata che passa attraverso i riti di una setta e le notti d’infuocato sesso senza mai allontanarsi dal proprio, autodistruttivo, obiettivo.

dentro 2

Sebbene troppo lungo per quello che deve raccontare, con una trama diluita e ripetitiva, la Biller dimostra una padronanza incredibile della sua creatura in ogni dettaglio, minuziosamente studiato. Nulla è lasciato al caso, la competenza della regista californiana è pura devozione verso il cinema dei Sessanta e dei Settanta, un passato che ritorna con la poesia del technicolor. The Love Witch è delicatezza e violenza, binomio capace di evocare sensazioni ed emozioni sopite da anni di effetti speciali e digitale. L’arte di Anna Biller è cinema artigianale ipnotizzante e appassionato, dove i riferimenti a una certa estetica sono palesi, ma mai una volta soverchiano le qualità personali dell’opera. Se difatti può ricordare un Jesus Franco o il Pasolini della Trilogia della Vita, tutto brilla di luce propria, e si sublima tanto nella sicurezza e nello stile dell’autrice, quanto nel casting perfetto. E se questo, come scritto poco sopra, è anacronistico, così sia. Oltre i confini delle mappe, come dice il poeta, “naufragar m’è dolce in questo mare”.