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Crucifixion – Il male è stato invocato

2017
Titolo Originale:
The Crucifixion
REGIA:
Xavier Gens
CAST:
Sophie Cookson (Nicole Rawlins)
Corneliu Ulici (Padre Anton)
Brittany Ashworth (Vaduva)

Il nostro giudizio

Crucifixion – Il male è stato invocato è un film del 2017, diretto da Xavier Gens.

La lotta contro il Maligno nell’horror contemporaneo è stata contraddistinta dalla sostanziale caduta di molte colonne portanti. Da una parte un bel documentario nostrano, Liberami di Federica Di Giacomo, ha dissacrato il sottogenere meglio di qualsiasi parodia, con tanto di scambio telefonico di litanie e urla incomprensibili tra esorcista e posseduto; dall’altra il ritorno di William Friedkin sulla scena del delitto con The Devil and Father Amorth, canto del cigno dell’autore e anche del notissimo prelato, morto durante la lavorazione del film. Prima invece, un listone di titoli bruttini ma soprattutto vuoti di forma e sostanza. Perché se il prodromo del 1973 resta lì, ancora saldo e immobile come padre Merrin dinanzi alla statua di Pazuzu, non dobbiamo dimenticarci che gli altri migliori film a tema li abbiamo fatti noi, da L’Anticristo di De Martino a Chi sei? di Assonitis. Crucifixion – Il male è stato invocato di Xavier Gens, dal 14 febbraio nelle nostre sale grazie alla Adler Entertainment, cerca di prendere elementi da ambo le parti con l’intento di tornare ad una classicità stilistica e narrativa che, visto quanto scritto sopra, era quantomai fisiologica.

Realizzato nel 2017 (lo stesso anno dell’ottimo Cold Skin) – e basato sui fatti accaduti nel 2005 nella contea di Vaslui – Crucifixion ci mostra la storia di Nicole (Sophie Cookson), ambiziosa giornalista newyorkese interessatasi ad un caso di esorcismo avvenuto in Romania e finito tragicamente con la morte della posseduta, Suor Adelina (Ada Lupu). Nicole è scettica riguardo queste credenze e vuole dimostrare che la donna era in realtà schizofrenica e bisognosa di cure mediche piuttosto che spirituali. Una volta sul luogo però, Nicole si renderà conto che dietro quel brutto fatto si nasconde una verità più complessa e meno comprensibile. Alcuni topoi del “possession movie” si palesano dunque repentinamente: abbiamo davanti un personaggio scettico e in piena crisi con la fede per un evento traumatico precedentemente avvenuto. Così come si ripresenta l’opposizione netta, figlia dei continui dibattiti ancora oggi vivi, tra scienza e religione. Attraverso una carrellata di flashback che non potrà non ricordare L’esorcismo di Emily Rose, la parte investigation dà modo al pubblico di conoscere i personaggi e di conseguenza le posizioni che hanno riguardo la vicenda. La sceneggiatura scritta dai fratelli Hayes (Chad e Carey, che, guarda caso, hanno scritto anche i due capitoli di The Conjuring) fa le giuste premesse per poi passare al momento più importante: l’inizio della lotta tra le forze del Bene e quelle del Male.

Xavier Gens è un mestierante capace di costruire ottime sequenze basate su tensione e forte impatto visivo. Ecco, forse è proprio di quest’ultimo aspetto che si sentiva la mancanza: di un certo coraggio nel mostrare, di scendere nello scabroso e nel morboso. Dopo anni di sole urla e ustioni da acqua santa, la possessione ritorna fisica, sensuale, anche vaginale. Il giogo della Bestia impone prima di tutto alle sue vittime di confrontarsi con i loro più sordidi e oscuri istinti, fino al momento in cui i segni dell’invasamento si fanno manifesti, come un gran numero di formiche che camminano sulle pudenda. Gens, da un lato, sembra tornato a quelle atmosfere più dure dei tempi di Frontiers, esaltate anche dall’ambientazione, una Romania rurale che riporta la sua regia su un gusto più europeo; dall’altro si confronta con il genere stando attento a non eccedere in cliché e regala un buon punto di partenza per un nuovo cinema a tema diabolico.