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The Bye Bye Man

2017
Titolo Originale:
The Bye Bye Man
REGIA:
Stacy Title
CAST:
Douglas Smith (Elliot)
Lucien Laviscount (John)
Cressida Bonas (Sasha) Doug Jones

Il nostro giudizio

The Bye Bye Man è un film del 2017, diretto da Stacy Title

L’uomo biancastro ricoperto da una cappa e il raccapricciante segugio glabro che lo accompagna, messo insieme con pezzi di cadaveri, si rivelano soltanto alla fine di The Bye Bye Man. Prima, il mostro è una negazione, una presenza efficiente ed operante ma invisibile. Non c’è, non lo vediamo, sebbene i suoi effetti siano devastanti e tremendi. La vittima percepisce non il Bye Bye Man ma altre cose: allucinazioni, concrezioni oniriche che la conducono a distruggersi. La gente muore per qualcosa che non c’è ma che, con dei trucchi, la spinge all’annientamento. Una ragazza dotata di poteri medianici, a un certo punto, crede di vedere delle persone in difficoltà nei pressi di un binario ferroviario. Gli corre incontro, ma in realtà sta correndo incontro a un treno in arrivo che la maciulla. The Bye Bye Man sembra quindi contravvenire alla regola aurea dell’horror contemporaneo, all’horror per i grandi numeri che imporrebbe la messa a fuoco del Male, la sua precisa perimetrazione. Il “mostro” è così e così, è questo e questo. Invece, la regista Stacy Title si basa su concezioni più antiche e oggi obsolete dell’horror, dove la paura è una questione di assenza, di vuoto da colmare, piuttosto che di materia da mettere a fuoco. Una diversa interpretazione dell’horror vacui. Non la paura del vacuo, genetivus obiecti. Ma il vacuo che fa paura, genetivus subiecti.

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Richiesta di dichiarare delle fonti, dei moventi primi, la Title ha parlato di Polanski (ci sono riprese palmari, del resto, da Repulsion), di Alfred Hitchcock e di Stanley Kubrik (ed effettivamente, durante il rash finale, Douglas Smith che viene braccato nei lunghi corridoi della casa, è una mimesi evidente di alcune inquadrature all’interno dell’Overlock Hotel). Ma il giochetto citazionistico porterebbe lontano, se a chi scrive capita di trovare persino connessioni con Aenigma di Lucio Fulci, dove la protagonista telecinetica in coma si vendicava utilizzando paure e allucinazioni dei propri aguzzini. The Bye Bye Man, film e personaggio, confonde le carte in tavola, questo è il suo grande potere: agisce sulle apparenze e proietta il suo bersaglio umano in un mondo inesistente, esponendolo ai rischi di quello reale. Ma il pezzo di bravura della Title consiste nel portare la dialettica tra apparenza e realtà a un livello indiscernibile sia per gli interpreti della storia sia, anche, per lo spettatore. Nella lotta tra i tre protagonisti, nelle ultime battute del film, nessuno sa più chi sia l’altro o l’altra, le fantasie si intrecciano e si accavallano in maniera nevrastenica e non esiste alcun punto di riferimento. L’anima davvero originale della storia sta proprio qui, più che nell’ennesima variazione fenomenologica sul tema del Boogeyman o come lo definiremmo noi, dell’Uomo Nero.

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Nasce infatti dalle pagine di un libro, che non è un’opera di fiction ma una sorta di cronaca di fatti ai confini del reale, raccolti da uno scrittore esperto in questo genere di cose, Robert Damon Schneck. Nel 2005, all’interno di The President’s Vampire: Strange-but-True Tales of the United States of America, Schneck ha catalogato e analizzato otto storie con i tratti della leggenda urbana, tra le quali The Bridge to Body Island, che sarebbe l’archeologia del Bye Bye Man. Nel 1990, nel Wisconsin, un tizio, insieme ad altri due amici, aveva praticato una seduta medianica per mezzo di una tavoletta ouija – quella resa celebre anchedall’Esorcista. Durante la trance, era venuta fuori una vicenda risalente agli anni Venti del secolo scorso, il cui protagonista era un ragazzino della Louisiana, rinchiuso in un orfanotrofio e affetto da albinismo, vittima degli scherzi feroci e delle cattiverie dei compagni. Tale pregresso di violenze lo avrebbe portato a diventare, una volta cresciuto e fuggito dall’istituto, un tremendo serial killer, che mieteva omicidi, laddove lo conducesse un qualunque treno preso a caso. Ma con il tempo il tizio ha problemi di vista, diventando quasi cieco, quindi gli serve qualcuno che gli dia una mano. Questo qualcuno è una bestia, un cane, nomato Gloomsinger, che viene messo insieme con pezzi di cadaveri che vanno costantemente rinnovati a misura che le vecchie membra marciscono