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The Babysitter

2017
Titolo Originale:
The Babysitter
REGIA:
McG
CAST:
Judah Lewis (Cole)
Samara Weaving (Bee)
Bella Thorne (Allison)

Il nostro giudizio

The Babysitter è un film del 2017, diretto da McG

Che la politica produttiva recentemente inaugurata da Netflix fosse ormai votata all’eccesso e al paradosso era già divenuta cosa ben nota dal momento in cui I Don’t Feel at Home in This World Anymore di Marcon Blair aveva fatto la sua roboante comparsa all’interno del nutrito catalogo della compagnia, a partire dal febbraio 2017. Tuttavia, è solo con The Babysitter che la holding di video streaming fondata da Hastings e Randolph ha dimostrato realmente verso quali surreali binari sembra decisa a immettersi per l’imminente futuro, confezionando un prodotto alquanto atipico e decisamente (troppo) sopra le righe, capace tuttavia di far passare ottantacinque minuti di psichedelico divertimento al limite (e forse anche oltre) della demenzialità. Diretto con mano eclettica dall’altrettanto eclettico McG – al secolo Joseph McGinty, con all’attivo dietro alla macchina da presa produzioni decisamente commerciali del calibro di Terminator Salvation, 3 Days to Kill e i due capitoli di Charlie’s Angels –, The Babysitter narra le rocambolesche vicende di Cole (Judah Lewis), undicenne come tanti, immancabilmente bullizzato dai propri coetanei ma forte dell’amicizia della compagna Melanie (Emily Alyn Lind) e dell’affascinante babysitter Bee (Samara Weaving, nipote del grande Hugo). Sfruttando l’occasione di una fuga d’amore organizzata dai genitori (Ken Marino e Leslie Bibb), una sera il ragazzino si trova a spiare la giovane tata in compagnia di un gruppo di amici (Robbie Amell, Hana Mae Lee, Bella Thorne e Andrew Bachelor), i quali sembrano intenti a divertirsi come un gruppo di normali collegiali, quand’ecco che improvvisamente…

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E qui, in ossequioso rispetto del primo sacro comandamento cine-televisivo (non spoilerare), ci si deve purtroppo trattenere dall’andare oltre, più che altro per non rovinare la gustosa sorpresa che McG e il suo team hanno sapientemente apparecchiato. Basti dire tuttavia che, da qui in avanti, sangue, humour goliardico ed eccessi di ogni sorta saranno i veri protagonisti di una pellicola dove ogni possibile certezza precedentemente acquisita viene bellamente gettata alle ortiche. Il vero segreto per poter comprendere e apprezzare fino in fondo un prodotto bislacco come The Babysitter si racchiude nel non prendere mai realmente sul serio ciò che sta accadendo sullo schermo, acquisendo piena coscienza di come la horror comedy di McG non sia altro che un’esperienza manierista e fortemente derivativa, infarcita fino al midollo di gustose (e chiaramente volute) citazioni all’ormai onnipresente immaginario di genere anni ’80 – da Venerdì 13 a La Casa, passando per la saga di Halloween e le sterminate esperienze che dagli slasher conducono agli home invasion –, il tutto adottando un meccanismo dissacratorio sul modello degli Scary Movie in cui il mito viene integralmente spogliato della propria aura di primigenia seriosità.

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Attraverso una vera e propria forma di splatter “creativo” che a tratti rasenta quasi il pulp tarantiniano – se non addirittura la crudezza fumettistica di Raimi –, The Babysitter procede sornione sull’onda di un umorismo sboccato e demenziale che, a lungo andare, finisce tuttavia per risultare ripetitivo e fine a sé stesso, salvandosi per un pelo dal baratro del puro esercizio di stile grazie a uno script che punta sulla carta vincente dell’assurdità e a una confezione estetica davvero impeccabile, capace di lasciarsi andare a guizzi di virtuosismo visuale davvero pregevoli. The Babysitter non sarà certamente un capolavoro, ma non c’è dubbio che le carte in regola per un sano e spassoso divertimento di consumo le possiede davvero tutte.