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Le Colt cantarono la morte e fu tempo di massacro

1966
Titolo Originale:
Le colt cantarono la morte e fu tempo di massacro
REGIA:
Lucio Fulci
CAST:
Franco Nero
George Hilton
Lynn Shayne

Il nostro giudizio

Le colt cantarono al morte e fu tempo di massacro è un film del 1966, diretto da Lucio  Fulci

Vent’anni prima che John Woo ne facesse un suo marchio, il frullare di uno stormo di colombe aveva sigillato la fine di Tempo di massacro, quando il fratello ammazza il fratello che ha ammazzato il padre, in quella resa dei conti psicanalitica che certi esegeti di Fulci riconoscono elemento di primario interesse del film. Quanto al regista, lo considerava agli antipodi del “leonismo”, non iperrealista né “epico”, quindi, e faceva sua la definizione dei francesi (?) di western revé, “sognato”. La genesi di Tempo di massacro (il titolo è da un romanzo di Franco Enna) matura nell’ambito della Titanus: Fernando di Leo, che firmerà poi lo script – venendo accreditato anche sui manifesti: cosa rara all’epoca per uno sceneggiatore – parla con un ispettore di produzione di Goffredo Lombardo e nasce l’idea di un western che si distacchi dalla moda corrente, puntando in una direzione che solo a posteriori si rivela passibile di letture tra Edipo e Freud.

Gli intenti, all’origine, erano molto più lineari. Di Leo si affezionò alla struttura della storia, tanto da riproporne le linee essenziali in un western che successivamente (1968) scrisse per Giorgio Capitani, Ognuno per sé, e nel noir di Duccio Tessari I bastardi (1970). Fulci non tradisce la buona sceneggiatura e ne mantiene la singolare aura tragica, screziata di punte brillanti: a Nino Castelnuovo degno del Kraft-Ewig, risponde George Hilton brillante e scanzonato: un presentimento di Trinità. Funziona meno, invece, il personaggio di Franco Nero: dovrebbe essere l’eroe protagonista, con caratteristiche tragiche e psicanalitiche, ma finisce per sembrare scialbo, schiacciato come si ritrova tra la simpatica cialtroneria e il malvagio fascino degli altri due fratelli. Il nome dell’attore, però, fece vendere e il film arrivò anche negli USA. Nella carriera di Fulci Tempo di massacro prima che di per sé, è importante per avere rappresentato il debutto del regista in un genere che non fosse “commedia”: lo stile di Fulci è già graffiante e maturo.

Soprattutto nel prologo, durante la “caccia all’uomo” quando Castelnuovo sperimenta l’orgasmo vedendo il peone sbranato dai mastini, che Fulci – come del resto nelle sequenze in cui Tom viene fustigato da Junior – descrive con il gusto del dettaglio crudele e cruento, dentro al quale è bello tuffarsi con la mdp. Ma più che l’azione, bisogna credere che interessasse Fulci il legame tra i vari personaggi (tutti maschi, si noti) e l’atemporalità della vicenda, così come lo spazio indefinito e privo di distanze in cui essa sembra dipanarsi: Laramie Town è infatti una sorta di terra di nessuno, un posto fuori dal mondo dove nemmeno esiste uno sceriffo (il titolo francese recita appunto La città senza sceriffo). Torniamo così al western “metafisico”, o revé; e non sorprende sapere che quando realizzò L’aldilà, Fulci (lo diceva lui stesso) tenne presente diverse suggestioni ambientali e atmosferiche di questo suo vecchio film.