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Taxi killer

1989
Titolo Originale:
Taxi killer
REGIA:
Stelvio Massi
CAST:
Catherine Hickland
Van Johnson
Chuck Connors

Il nostro giudizio

Taxi killer è un film del 1989, diretto da Stelvio Massi

Un rape & revenge mai visto da nessuno tranne che da Nocturno, prodotto da Fred Williamson e diretto da Stelvio Massi, con Catherine Hickland giustiziera. Una giovane taxista è preda di tre teppisti, che non solo la violentano, ma la picchiano a sangue e la derubano. I tre, inoltre, la perseguitano telefonicamente e massacrano suo padre che ha cercato di affrontarli. É la goccia che fa traboccare il vaso: per la ragazza diventa una ragione di vita ucciderli senza pietà… Taxi killer è un film che non esiste. Non ha mai oltrepassato la soglia dell’edizione ed è stato visto soltanto in una copia lavoro, montata ma senza colonna rumori e senza musica. Ripercorrerne le vicissitudini è intricato: l’origine era un soggetto scritto da Mario Gariazzo, che così lo riassumeva: «Raccontava di un tassista ucciso durante il turno di notte, la cui moglie, per sopravvivere, prendeva il suo posto alla guida del taxi. Proprio la prima sera di lavoro, però, la donna veniva aggredita da alcuni teppisti, che dopo averla stuprata davano fuoco all’auto. Senza perdersi d’animo, la giovane vedova ricomprava la vettura e iniziava insieme ai colleghi una spietata caccia all’uomo, uccidendo tutti i colpevoli. Facemmo leggere il soggetto del film agli americani, che avrebbero voluto produrlo loro, ma poi a causa dei tempi eccessivamente lunghi, il progetto sfumò. Io allora cedetti la storia a un produttore che lo fece realizzare a Stelvio Massi. So che girarono il film in America, ma la produzione fallì».

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Nella produzione c’entrava anche il nero Fred Williamson che sembra sia stato il maggior responsabile dell’andata a monte della pellicola, essendosi dato alla macchia con i soldi a post-produzione ancora non ultimata. Le brochures, stampate evidentemente a scopo promozionale per prevendere il film sulla carta, riportavano il nome di Margaux Hemingway come protagonista (siamo nello stesso periodo in cui la figlia di cotanto padre girava, in America, Il segreto di una donna, diretta da Massaccesi), che alla fine fu però sostituita – questioni di compenso, pare – prima da Sandra Wey, l’olandese volante di Senza scrupoli e poi, quando la Wey lasciò il set per dissidi col regista, da Catherine Hickland, bionda e deliziosa venere tascabile, nota soprattutto come (ex)moglie di David Hasseloff e interprete di alcuni bis italiani degli anni Ottanta: La casa 4 (era la lussuriosa trafitta nella gola dal pescespada impagliato) piuttosto che Robowar, di Bruno Mattei.

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La Hickland finisce per essere l’elemento – da un punto di vista puramente estetico: somiglia un po’ alla Fawcett giovane – di gran lunga migliore di Taxi killer, che sarà pur girato con correttezza ma manca di qualunque violenza e non riesce a caricare l’odio al punto minimo e sufficiente perché la vendetta della protagonista abbia forza. Anche l’idea, buona, della squadriglia di taxi che gioca alla caccia all’uomo con uno degli stupratori, inseguendolo per campi nebbiosi fino a ucciderlo, si risolve nel calligrafismo fotografico di Massi, che rifugge da qualsiasi affondo crudo – scelta che nei polizieschi tipo Poliziotto sprint magari pagava, ma che in un film del genere equivale al suicidio. Tolta la Hickland, degli altri attori c’è poco da dire; Van Johnson andava ormai incontro alla mummificazione, come Chuck Connors, mentre l’italiano Walter D’Amore, che Massi si era portato appresso dal serial televisivo Due assi per un turbo, è solo imbarazzante.