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Swamp shark

2011
Titolo Originale:
Swamp shark
REGIA:
Griff Furst
CAST:
Kristy Swanson
Richard Tanne
Robert Davi

Il nostro giudizio

Swamp Shark è un horror eco-vengeance sceneggiato male, diretto peggio, visivamente lasco: niente sangue, niente action, niente violenza, e alla fine i mostri carnivori quasi non compaiono.

I se e i ma non hanno mai fatto la storia (del cinema), eppure dopo aver visto questo film, o forse addirittura mentre lo si vede e ci si ormeggia alla metà o a due terzi della sua lunghezza, è quasi impossibile non farsi prendere da una frenetica, spasmodica serie di congiunzioni, dubitative o avversative che siano. All’inizio sembra tutto sotto controllo, una grossa cisterna di materiale tossico si stacca dai supporti e rotola da una collinetta per finire nelle mucillaginose acque della Louisiana, e il disgraziato addetto alla sicurezza vien ridotto a due dimensioni con tanto di rumori spappolanti in sottofondo. Goduria. Ma poi la cosa finisce lì, punto. Il pinnuto delta di uno squalo sbuca a filo della laguna di tanto in tanto, manca solo la musichetta del (lontanissimo) cugino Spielberg per far quadrare il cerchio, ma Griff Furst ce la risparmia. Così come ci risparmia tanto altro che invece sarebbe servito, colpa sua e dei tre moschettieri assoldati per far numero: Miller, Bolon, Iwen, questi i pennivendoli retribuiti un tot al chilo per scrivere cagate, immani cagate prive però di quel divertissement di una cagata se non a cinque stelle, almeno a quattro.

Ci stanno questi ragazzetti un po’ hippy e un po’ yuppie che sbevazzano e ballano come degli scemi, poi vanno a fare il bagno quando non dovrebbero (in acque lutulente e sporche, per inciso) e finiscono risucchiati giù negli abissi. A parte il succo al lampone che affiora di tanto in tanto, in Swamp shark non si vede niente fino a poco prima del finale, quando il pescecane mutante scavalca un ponticciolo con un salto degno di un leone circense, e stacca di netto la testa a uno sbirro guardone. Altra goduria. Quindi il film si ammoscia ancora e si risolleva in un mortuario sussulto al minuto ottantesimo, con chiusura in grande stile che, onde evitare spoileraggi, non si anticipa ma si consiglia con viva simpatia. Che succede tra i due estremi? Nulla o quasi, tranne qualche dialogo didascalico, utile a illustrare gli sparuti, grigi personaggi (il butterato Robert Davi, sceriffo in vena di intrallazzi, un paio di nerboruti pescatori ecc.) e a giustificare le scorpacciate del leviatano.

Viene da chiedersi come sarebbero andate le cose se, cambio di regia vidimato e autorizzato, il timone fosse stato preso da chi ha tempra e nerbi, e Griff Furst, dal canto suo, fosse ritornato a rimpolpare il popolo degli attori (ha recitato in Colpo di fulmine: il mago della truffa al fianco di Jim Carrey). Le questioni, poste così, cadono nel cavillo, perché è come dire che se un film non fosse brutto sarebbe bello, eppure questo Swamp Shark, sfiatato e televisivo sin dal titolo, aveva delle potenzialità che, per gli anzidetti motivi, sono andate a fondo come le stupide, sciocche vittime del mostriciattolo marino. Bastava poco, d’altronde, un goccio di emoglobina in più e, senza far versi né scimmiottare nessuno, un’apoteosi budellosa di frattaglie appiccicose, magari pompate con moderazione ma pur sempre presenti. Invece no, si attende in principio con trepidazione, quindi con tedio scontato, fino a quando i titoli di coda non scorrono sul nero schermo vuoto. Avvisandoci che la storia è giunta al termine. Fine della trasmissione.