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Saw: Legacy

2017
Titolo Originale:
Saw: Legacy
REGIA:
Michael e Peter Spierig
CAST:
Matt Passmore (Logan Nelson)
Callum Keith Rennie (detective Halloran)
Clé Bennett (detective Keith Hunt)

Il nostro giudizio

Saw: Legacy è un film del 2017, diretto da Michael e Peter Spierig

 Continuiamo così, facciamoci del male. A sette anni di distanza dall’ultimo disgraziato capitolo, pietra tombale di una saga in putrefazione già dai primi sequel, il dantesco serial killer creato da James Wan e Leigh Whannell viene riportato in vita per ridare linfa a una narrazione e a un filone, il torture porn, che nel primo decennio degli anni Duemila avevano entrambi sparato tutte le loro cartucce ed evidenziato al contempo i propri limiti. L’ingaggio dei gemelli Michael e Peter Spierig, freschi del successo ottenuto col thriller fantascientifico Predestination, risulta invece sempre più azzeccato man mano che l’intreccio si dipana. Cronologicamente, Saw: Legacy è ambientato dieci anni dopo la morte di John Kramer: durante l’inseguimento di un criminale comune, la polizia viene a sapere da quest’ultimo che cinque persone sono state catturate per partecipare a un nuovo gioco dell’enigmista. In principio scettici, i detective saranno poi smentiti dal ritrovamento di alcuni cadaveri recanti la firma del killer e dalla sparizione del corpo di John Kramer dalla propria tomba. Il film mostra immediatamente la volontà di essere un sequel con lo sguardo rivolto al passato. Inizialmente questa sua natura sembra banalmente limitata al comparto visivo e diegetico: ogni momento del gioco affonda le proprie radici nell’immenso campionario di situazioni ereditate dai precedenti capitoli. Il senso di continuo deja vu procede imperterrito, fino ad arrivare al palese omaggio rappresentato dal museo della tortura installato da uno dei personaggi principali, dove rivediamo tutte le trappole mortali ormai diventate iconiche.

dentro 1

Proprio in questo momento si apre una parentesi interessante, in cui si può sperare in un rinnovato approccio alla materia che prenda in considerazione l’attrazione umana per i fatti di sangue e il ruolo che Internet gioca nel non regolare questa sorta di voyeurismo a posteriori. Strada che, però, viene abbandonata immantinente per preparare il terreno ai successivi colpi di scena, ancora molti e non tutti verosimili. È da qui che entra in gioco l’esperienza sul campo degli Spierig, dimostratisi assai capaci di gestire una sceneggiatura che mischia passato e presente omettendone i nessi e confondendone i pezzi. Peccato, però, che anche questo espediente non sia nuovo ai fan della saga, i quali riconosceranno di certo, nella dinamica, il finale del quarto capitolo. Succede, dunque, la cosa peggiore che può capitare al prodotto Saw: il pubblico prevede anche il cliffhanger.

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A controbilanciare, in parte, la minestra riscaldata, la regia degli Spierig risulta all’altezza nel creare momenti gore notevoli, tra gambe amputate e volti sciolti nell’acido. Si può dire che, visivamente, Saw: Legacy è inferiore solamente al primo capitolo, di cui, tuttavia, è anche il perfetto opposto: troppa patina a discapito dell’horror. Si constata anche nel finale la perdita dell’elemento inquietante che lasciava lo spettatore attonito: quella porta che si chiudeva decretando la fine del gioco ma non la sofferenza della vittima. Infine risulta stancante l’inserimento dell’ennesimo adepto della prima ora di Kramer, che non può che inficiare nuovamente la credibilità e il senso dell’intera saga. Al netto di questa operazione nostalgia, dove solo l’apparizione di Tobin Bell costituisce un momento in cui l’hype viene in parte ripagato, il timore per altri capitoli rimane e finché ci saranno soldi e punti interrogativi, si continuerà anche con l’autolesionismo.