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Rogue One – A Star Wars Story

2016
Titolo Originale:
Rogue One – A Star Wars Story
REGIA:
Gareth Edwards
CAST:
Felicity Jones (Jyn Erso)
Diego Luna (Cassian Andor)
Ben Mendelsohn (Orson Krennic)

Il nostro giudizio

Rogue One – A Star Wars Story è un film del 2016, diretto da Gareth Edwards

Cominciamo dai difetti, che per carità sono tanti. Rogue One – A Star Wars Story è il primo spinoff cinematografico di Star Wars, caratteristica che non aiuta a farsi volere bene nell’attuale galassia derivativa dei franchaise hollywoodiani. Non contenti, gli sceneggiatori scelgono di mantenere tra i villain il governatore Tarkin, interpretato nell’originale Guerre stellari dal compianto Peter Cushing, qui resuscitato in CGI, con faccione inquietante. Ovviamente non poteva mancare il buon Darth Vader in pieno delirio da lato oscuro, ma con degli strani riflessi rossi negli occhi che lo rendono più opaco (in senso visuale ma anche narrativo). Il capo dei ribelli interpretato da Forrest Whitaker si chiama Saw Guerrera e ha la stessa bidimensionalità suggerita del nome. L’inizio fatica a prendere corpo, con due protagonisti messi insieme per forza e una coppia copratogonista dagli occhi a mandorla (Donnie Yen!!!) uscita da un bigino dei buddy movie. In questa situazione, le strizzate d’occhio ai fan e l’invadente colonna sonora potrebbero creare un certo fastidio. E lo hanno anche fatto, visto che molti critici internazionali bocciano Rogue One come puerile e raffazzonato. Madornale errore!

Perché nonostante tutti questi difetti, evidentemente dovuti alla paura di non farsi capire dai non fan della saga, Rogue One – A Star Wars Story è un’avventura spaziale vecchio stile, tenuta saldamente insieme da un bravo mestierante come Gareth Edwars (Monsters, Godzilla). C’è amore e rispetto, lo stesso che suscita il droide K2. L’azione funziona: le scene della battaglia finale, giocata su tre livelli come ne Il ritorno dello Jedi, non ha nulla da invidiare ai grandi action. L’effetto remake c’è (quello scudo da disattivare…) ma con un ritmo originale. L’impalcatura è quella del “blockbuster soldoso” (perdonerete il neologismo), ma il risultato è “artigianale”. Proprio quello che Lucas non riuscì a fare con la nuova trilogia. Una parola a parte per il cast. Felicity Jones è davvero bella, con quella faccia un po’ troppo imbronciata per essere credibile nei panni di un’outcast spaziale. Stesso discorso per Diego Luna. Insieme sono una coppia correttamente dimenticabile, per la quale si tifa volentieri, pur comprendendone la predestinazione. Donnie Yen e il compare Wen Jiang non ci fanno rimpiangere R2D2 e C3PO. Al posto di Mads Mikkelsen avrebbe potuto esserci qualunque altro attore dalla faccia un po’ nota, anche se non si sarebbe guadagnato  un’inquadratura á la Valhalla Rising. Ben Mendelsohn sembra uscito da un fumetto di serie b.

Ma insieme, tutti girano alla perfezione, formando un ingranaggio narrativo dove ognuno serve un bene più grande. Proprio come una buona squadra di ribelli dovrebbe essere, qui impavidamente mostrati come straccioni dai copricapi arabeggianti e spesso parlanti lingue esotiche. Sono terroristi che devono abbattere uomini in divisa e governi in carica. Perché Rogue One – A Star Wars Story si permette di stare “dalla parte sbagliata”. Ai fan piacerà, ai non fan potrebbe piacere. Non è piaciuto a chi vuole farsi notare. Eppure la forza scorre potente in Rogue One, film con il coraggio di credere ancora che i finali (vedere per credere) possano essere diversamente lieti. Proprio come succedeva tanti anni fa, in una galassia vicina vicina.