Featured Image

Residue

2015
Titolo Originale:
Residue
REGIA:
Alex Garcia Lopez, John Harrison
CAST:
Natalia Tena (Jennifer Preston)
Iwan Rheon (Jonas) Jamie Draven
Danny Webb (Emeril Benedict) Franz Drameh

Il nostro giudizio

Residue è una serie tv del 2015, inedita in Italia, ideata da John Harrison.

In attesa che Netflix mantenga le sue promesse e rilasci una nuova stagione di Black Mirror, Albione ci fornisce, anche grazie alla piattaforma di streaming più amata dai divoratori di serie, nuove e pregiate perle di fantascienza cupa. Residue è una serie che nasce in realtà per lo sfruttamento in sala: lo sceneggiatore John Harrison, al lavoro con la produttrice Charlotte Walls dopo l’esperienza dell’horror, tratto da Clive Barker, Book of Blood, lo sviluppa come un film da 100 minuti circa. Residue ha un’uscita lampo nelle sale britanniche, ma viene subito smantellato e riprogettato per un progetto televisivo di raggio più ampio, con una storia più complessa che possa dare vita a una mitologia. Il risultato è una mini-serie in tre episodi, diretti dal giovane Alex Garcia Lopez, regista televisivo dal grande talento (tra i suoi lavori, molti episodi di Misfits e Utopia) che dimostra di trovarsi a proprio agio nel raccontare una storia dall’andamento lento, lentissimo, quasi meditativo, in una città britannica, forse un’irriconoscibile Londra, cupa e sull’orlo del baratro.

L’inizio di Residue è di quelli col botto, letteralmente: alla vigilia di capodanno di un futuro prossimo una bomba deflagra in una discoteca, facendo più di 200 vittime. La zona circostante, un intero quartiere nel cuore della città, viene evacuato e dichiarato zona di quarantena, perché la bomba avrebbe provocato dei danni in un deposito sotterraneo di armi chimiche. Il condizionale è d’obbligo, perché il governo cerca di tenere all’oscuro la popolazione della vera natura della minaccia. Lo comprende Jonas (Iwan Rheon, il terribile Ramsey Bolton di Game of Thrones), portavoce del ministro costretto a rendere plausibili per i media le menzogne confezionate dai suoi superiori, ma lui stesso è il primo a porsi delle domande a cui non vogliono rispondere. Domande che si pone anche la sua fidanzata, Jennifer (Natalia Tena, anche lei volto noto per gli spettatori di Game of Thrones), fotografa di volti che nota con le sue foto il cambiamento che sta avvenendo nelle persone che vivono attorno all’aria di quarantena, fin quando non si intrufola in un locale sotterraneo e, nel mezzo di un’orgia mascherata che omaggia Kubrick e il suo Eyes Wide Shut, non assiste a un suicidio violento, spinto forse da un’ombra cinerea che si materializza dietro le sue vittime. Il fidanzato non le dà retta, almeno inizialmente, Jennifer chiede aiuto a un poliziotto con cui incrocia la propria strada, il detective Mathis, distrutto dal dolore di aver perso la figlia durante l’esplosione di Capodanno e deciso a trovarne il colpevole.

La fantascienza è in realtà soltanto il contesto spaziale di Residue, che ben presto incrocia gli elementi classici della detection – la fotografa che indaga la realtà con il suo obiettivo, imprimendo sul digitale ciò che all’occhio può sfuggire come in Blow Up di Antonioni, il detective che affonda le mani nella melma della criminalità cittadina per venire a capo del mistero – con elementi più horror, richiamando da subito le atmosfere e le idee di alcuni racconti lovecraftiani, tra cui The shunned House. Strane macchie, i cosidetti “residui”, compaiono infatti sui soffitti e sulle pareti delle case circostanti la zona di quarantena e da esse fuoriescono fumi che prendono forme umanoidi che fanno impazzire le persone portandole a commettere atti violenti, soprattutto verso se stessi. Residue parte con il freno a mano alzato e ha dei punti molto deboli, come il personaggio della fotografa, troppo letterario e scontato, e quando comincia finalmente a entrare nella spirale dell’orrore la stagione termina, ma l’integrazione dell’horror con il clima di cospirazione – il governo sa tutto e nasconde la verità, puro stile X-Files – e la critica ai media suggerisce interessanti sviluppi su cui porre le basi per una seconda stagione più lunga, già approvata da Netflix.