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Radius

2017
Titolo Originale:
Radius
REGIA:
Caroline Labrèche, Steeve Léonard
CAST:
Diego Klattenhoff (Liam)
Charlotte Sullivan (Jane)
Brett Donahue (Sam)

Il nostro giudizio

Radius è un film del 2017, diretto da Caroline Labrèche e Steeve Léonard

Fra tutte le forme espressive, il cinema è quella che, più di ogni altra, ha avuto modo di dimostrare in più di un’occasione come, per costruire e narrare storie avvincenti, non sia per forza necessario un massiccio dispiegamento di mezzi tecnici; considerazione purtroppo venuta a mancare con l’avvento di una postmodernità integralmente ossessionata da uno stucchevole quanto ingombrante formalismo. Tale discorso sembra valere in particolare per il cinema di genere, costretto più volte, per sua stessa natura, a una forzata penuria di risorse rivelatasi in molte occasioni fucina di straordinarie e originalissime esperienze filmiche. Ed è proprio da un impianto estetico-formale alquanto minimalista – ma non per questo meno efficace – che un’opera come Radius sceglie di partire, traendo gran parte della propria linfa vitale da uno script tanto semplice quanto straordinariamente suggestivo, capace di miscelare la struttura di un classico action-thriller (con tanto di intrigante mistero in filigrana e alcuni gustosi inseguimenti al cardiopalma) alla formula vincente di uno sci-fi dai risvolti particolarmente inquietanti. Discretamente scritto e diretto dalle quattro esordienti mani di Caroline Labrèche e Steeve Léonard – e produttivamente sostenuto da Anouk Whissell, François Simard e Yoann-Karl Whissell, la celebre triade registica alla base del fortunatissimo e visionario Turbo Kid (2015) –, Radius si presenta come un piccolo e ambizioso progetto narrativo incentrato sulla figura di Liam (Diego Klattenhoff di The Black List e Homeland), risvegliatosi da un misterioso incidente stradale senza più memoria della propria identità e del proprio trascorso.

Ben presto, però, l’uomo scopre di essere in possesso di uno straordinario quanto terribile potere, il quale consiste nel provocare la morte istantanea di un qualunque essere vivente in un raggio non inferiore ai trenta metri. Vagabondando nel mezzo di una cittadina completamente deserta, mentre la radio e la televisione trasmettono notizie poco chiare circa l’accaduto, Liam incontra fortuitamente Jane (Charlotte Sullivan), anch’essa priva di memoria ma apparentemente immune dal letale raggio di morte. Ben presto, tuttavia, brandelli di ricordi iniziano a emergere dalla scombussolata mente di Liam, portandolo dinnanzi a un’inaspettata e sconcertante verità. L’asso nella manica che Radius sfrutta per dar forma a un racconto intrigante e ben strutturato, sembra risiedere nel potere tensivo e suggestivo esercitato da una back story di cui né il pubblico né tantomeno i personaggi sono a conoscenza, un torbido passato, celato nelle pieghe di una mente temporaneamente difettosa, che pian piano torna a bussare cavernoso alle porte del presente, esattamente come nella gloriosa tradizione del cinema noir e, più recentemente, di folgoranti mind game movies come Memento e Fight Club.

Senza ovviamente tentare in alcun modo di competere con le celeberrime opere di Nolan e Fincher, Labrèche e Léonard proseguono dritti come un fuso sui solidi binari di una narrazione congegnata con inaspettato equilibrio, riuscendo nell’ormai (pare) quasi impossibile obiettivo di condurre lo spettatore verso un progressivo stato di tensione e stuzzicante curiosità, mano a mano che le tessere del misterioso puzzle vengono a ricomporsi, trovando posto persino per un onesto e sicuramente spiazzante colpo di scena finale. Pur rimanendo un progetto di modeste dimensioni – ma nel complesso confezionato con evidente cura e competenza –, Radius sceglie saggiamente di puntare tutto sulla componente mistery-thrilling piuttosto che su di un impianto fantascientifico a rischio di cliché, finendo per risultare straordinariamente godibile anche senza l’inutile profusione tecnologica ormai tanto cara al cinema mainstream.