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POERN

Titolo Originale:
POERN
REGIA:
Domiziano Cristopharo, Alessandro Redaelli, Miked Cash, Andrea Aste, Riccardo Antonino, Alessandro Basso
CAST:
Roberta Gemma
Massimo Onorato
Alice Castegnaro

Il nostro giudizio

POERN è un film del 2015, diretto da Domiziano Cristopharo, Alessandro Redaelli, Miked Cash, Andrea Aste, Riccardo Antonini, Alessandro Basso.

Il cinema indi italiano è troppo spesso legato all’horror, ed è quindi bello scoprire film che escono dal genere in senso stretto: è il caso di POERN (2015), una vera scheggia impazzita nel cosmo italiano, un’opera d’avanguardia che sfugge a ogni classificazione. Cinque episodi per sei registi, ciascuno con una propria espressione artistica: comune denominatore è la componente hard, il sesso esplicito – POERN è infatti una rilettura in chiave pornografica e sperimentale di cinque racconti di E.A. Poe (tutti liberamente reinterpretati), un’opera in cui la pornografia diventa arte (e video-arte in certe sequenze). Un’operazione rivoluzionaria, visionaria e psichedelica che mai nessuno aveva tentato prima. Tutto il film è muto, la parola spetta all’immagine, alle recitazioni, ai rumori, ai silenzi e alle musiche di sottofondo. Guida il progetto il vulcanico Domiziano Cristopharo, che dirige un episodio e la cornice con protagonista Roberta Gemma, pornostar e attrice sua “Musa”, inquadrata mentre legge i racconti con atteggiamento voluttuoso per poi concludere con una sensuale masturbazione. Primo episodio: Alone di Alessandro Redaelli. Già presente in vari film a episodi (Shock, P.O.E. III), il regista rilegge la poesia di Poe con una messa in scena minimalista: tre attori – due uomini e una donna – e un videotape con registrata una scena hard, motivo scatenante della tragedia, il tutto accompagnato da una sontuosa aria lirica. Singolare la scelta di inquadrare Massimo Onorato solo in fermo immagine.

Secondo episodio: The imp of the perverse di Miked Cash. Il regista hard, qui al suo debutto in un film così “anarchico”, dirige una crudele vicenda di sesso e cannibalismo fra un uomo e una prostituta, fotografato in B/N con macchie rosse quasi pulp su labbra, vagina e ferite; trattasi dell’episodio sessualmente più spinto, con un blow-job e una penetrazione esplicita, il tutto ambientato in interni spogli ed esterni underground. Terzo episodio: The Black Cat di Andrea Aste e Riccardo Antonino. È la dimostrazione di come la pornografia si possa applicare anche al cinema d’animazione. Con disegni stilizzati ma efficaci, i registi ripropongono la classica vicenda: un uomo uccide la moglie fedifraga e il suo gatto, ma il diabolico felino torna a perseguitarlo fino a far scoprire il delitto. Due sono le scene di penetrazione animata, in un universo visivo che predilige il B/N lasciando spazio a squarci di colore (vedasi il rosso delle fiamme e del sangue). Quarto episodio: William Wilson di Domiziano Cristopharo. Forte della sua vasta esperienza nel cinema, il regista dirige l’episodio migliore, nonché il più lungo e complesso. Protagonista è un carcerato che vede moltiplicare la sua personalità in tre figure: un prigioniero col quale comunica attraverso un foro nel muro, un secondino e un altro doppelgänger che emerge dal letto.

William Wilson è una summa di tutto il mondo estetico e tematico di Cristopharo: fotografato in uno raffinato bianco e nero dai contorni flou, tratta la diversità, i traumi, il doppio, la schizofrenia, l’omosessualità, il disfacimento fisico e mentale dell’essere umano (pensiamo a Red Krokodil e Doll syndrome). L’episodio ha un’atmosfera claustrofobica e ossessiva, crudele e onirica, corporea e mentale, ricca di squarci visionari. La componente hard si esplica in una masturbazione in primo piano con eiaculazione e una masturbazione anale, mentre non esplicito ma molto realistico è il coito fra l’uomo e il secondino, che prima abbiamo visto costringere l’altro prigioniero a praticare un blow-job al manganello. Quinto episodio: Ligeia di Alessandro Basso. Come in The black cat, vediamo un episodio d’animazione con momenti hard (un blow-job). Un uomo veglia ossessivamente il cadavere della moglie: dalla sua vagina vede uscire, in un turbine di sangue, un’altra donna; fra i tre nasce un rapporto di Eros e Thanatos. Questa volta l’animazione è in CGI, di cui Basso – già collaboratore di Cristopharo in vari film – è uno dei migliori esponenti italiani. Dimentichiamo l’orribile digitale che spesso si vede nei film (indi e non), che qui lascia spazio a una rappresentazione realistica di personaggi e ambienti.