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Paradise Beach – Dentro l’incubo

2016
Titolo Originale:
The Shallows
REGIA:
Jaume Collet-Serra
CAST:
Blake Lively (Nancy Adams)
Óscar Jaenada (Carlos)
Brett Cullen (Padre di Nancy)

Il nostro giudizio

Paradise Beach – Dentro l’incubo è un film del 2016, diretto da Jaume Collet-Serra

Dopo anni di branchi, squali geneticamente modificati e accostamenti di dubbio gusto a opera della Asylum, si ritorna con Paradise Beach – Dentro l’incubo (ma il titolo originale, The Shallows, “acqua bassa”, è più pregnante) allo stato puro, incontaminato, della lotta tra l’uomo e una delle specie più longeve e pericolose presenti sulla Terra. Jaume Collet-Serra ci regala un’altra perla di genere dopo il validissimo Orphan, aggiornando con uno stile essenziale lo shark-movie. Si inizia con un found footage: un bambino trova in spiaggia un caschetto con una Go-Pro che documenta l’attacco di uno squalo ai danni di due surfisti, prodromo della disavventura che capita all’avvenente Nancy (Blake Lively), texana alla scoperta della spiaggia segreta dove la madre praticava surf prima di morire di cancro, spingendola sia a intraprendere gli studi di medicina, sia a cavalcare la tavola da surf. Il caso, però, vuole che nella baia circoli un enorme squalo che addenta la gamba di Nancy, costringendola a rifugiarsi dapprima sul cadavere di una balena, poi su uno scoglio e infine su una boa-faro galleggiante.

Lontano, nella sua sostanza, dal grosso delle opere del genere, Paradise Beach – Dentro l’incubo ci riporta all’essenza del rapporto tra uomo e natura tramite la chiave del survival: a differenza di prodotti simili – uno su tutti Open Water – il film di Collet-Serra imbastisce una sfida impari, dai risvolti spettacolari al limite della sovrannaturalità, allo scopo di metaforizzare il dramma familiare di Nancy – il superamento del lutto per la morte della madre, il conflitto con il padre, le responsabilità nei confronti della sorella, l’abbandono degli studi di medicina – sotto la coinvolgente forma della lotta per la vita. L’intero peso della narrazione è caricato sulle spalle della Lively, nota al grande pubblico per la serie Gossip Girls e moglie di Ryan Reynolds (Buried). Collet-Serra sfrutta lo scenario mozzafiato della spiaggia messicana, fotografata come una cartolina turistica o un video delle vacanze di un filmmaker, con efficace effetto stridente con la cruenta vicenda. Lo stile strizza l’occhio alle nuove tecnologie e i tocchi di umorismo non mancano, ma le sequenze shock, gli attacchi dello squalo (ma non solo, anche le meduse hanno i loro momenti), fanno schizzare ogni volta le curve della tensione.

Molti parlano di Paradise Beach – Dentro l’incubo come del miglior film di squali da anni e non hanno tutti i torti: Blake Lively, che regge l’intero film in un invidiabile bikini grazie alla sua ammaliante fisicità e alla sua intensità recitativa, mai sopra le righe e mai sotto tono, con la forza e la determinazione di portare sullo schermo un personaggio che facilmente entra nelle grazie del pubblico rendendone le sofferenze e le difficoltà con estremo realismo, ricordandoci interpretazioni simili da parte di mostri sacri come Robert Redford in All Is Lost e Tom Hanks in Cast Away. Collet-Serra e lo sceneggiatore Anthony Jaswinski mettono di loro l’abilità nel mantenere sempre viva l’attenzione evitando punti morti, anche a costo di esagerare con l’ostinata determinazione omicida dello squalo, il quale sullo schermo compare poco, ma fa sentire la propria presenza costantemente.