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Ouija – L’origine del male

2016
Titolo Originale:
Ouija 2
REGIA:
Mike Flanagan
CAST:
Annalise Basso (Lina Zander)
Elizabeth Reaser (Alice Zander)
Lulu Wilson (Doris Zander)

Il nostro giudizio

Ouija – L’origine del male è un film del 2016, diretto da Mike Flanagan

L’ouija, per i profani delle cose paranormali, è una tavoletta con sopra le lettere dell’alfabeto che, per mezzo di una specie di grossa pedina, viene compitata dagli spiriti per dare soddisfazione alle risposte dei questuanti. Una variante più casareccia della ouija – il cui nome nasce dall’unione del sì in francese e in tedesco, “oui” e “ja” – e il piattino o il bicchierino che scorre su una tavola con le lettere e i numeri. L’horror che con questo titolo, un paio di anni fa, partendo da un budget di 5 milioni di dollari, ne aveva rastrellati worldwide una cinquantina, non era certo un bel film. Ma con quelle cifre, diventata necessario metterne in cantiere un sequel. Usciva, però, il regista del primo, Stiles White – un tecnico degli effetti speciali buttato dietro la macchina da presa, e si vedeva – ed entrava Mike Flanagan, nuova promessa del cinema horror e non per modo di dire. Flanagan è quello che ha diretto Oculus, e poi Somnia, e poi ancora Il terrore del silenzio, di cui – almeno noi di Nocturno – abbiamo detto ogni bene possibile e anche qualcosa di più. Ouija – L’origine del male prende la strada, in realtà, non del sequel ma del prequel, andando a vedere che cosa fosse accaduto nell’infanzia di Paulina che nel film di partenza era interpretata dall’ormai ubiqua nel genere Lin Shaye.

E che era successo? Era successo che la quindicenne Paulina (Annalise Basso, già vista Oculus) insieme alla sorella minore Doris (Lulu Wilson) di nove anni, vivesse insieme alla mamma Alice (Elizabeth Reaser), la quale per ingegnarsi a tirare avanti senza il sostegno del marito defunto, si fingeva dotata di poteri medianici e, a pagamento, metteva in contatto i vivi con i morti. Questo fintanto che Alice trova in un negozio una tavoletta Ouija e decide di utilizzarla come strumento di lavoro. Ma l’oggetto possiede un’energia indecifrabile che si riverbera subito su tutte e tre le donne della famiglia. E in particolare sulla più piccola, Doris, che tanto per cominciare rinviene in cantina un tesoro nascosto dai precedenti proprietari della casa; ma poi prende a comportarsi in maniera stravagante e anche qualcosina di più, tanto da dare adito al sospetto (fondatissimo) che ci sia di mezzo una possessione da parte di entità maligne. Perché, come dice la frase di lancio, “Quando parli con l’aldilà, non sai mai chi sia a risponderti…”. “Ma – aggiungiamo noi – ti risponde sempre”.

Flanagan che ha sceneggiato Ouija – L’origine del male con il fido Jeff Howard, è un regista che riesce a fare la differenza – e questo ormai è chiaro – non imprimendo chissà quali spinte eccentriche ai suoi film e volendo dare prova di chissà quali virtuosismi, ma semplicemente muovendosi su binari classici e in maniera molto controllata. In altre parole, è uno di quei registi che un tempo si definivano “solidi” o “quadrati”, mestieranti di grande capacità e che non tendono a strafare. Anche in Ouija 2, queste sue doti si riconfermano , governando benissimo il film in tutta la prima lunga parte preparatoria e sbrigliando poi la corsa in quella finale dove le varie pirotecniche sataniche attese, dalla xenoglossia agli zampettamenti ragneschi sui muri, si scatenano. C’è di mezzo anche un prete, Henry Thomas, che però ben poco può fare contro le incazzosissime presente che sono state invitate a entrare nel nostro mondo e che hanno tutta l’intenzione di trattenervisi.