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Nudo e selvaggio

1985
Titolo Originale:
Nudo e selvaggio
REGIA:
Michele Massimo Tarantini [Michael E. Lemick]
CAST:
Michael Sopkiw (Kevin Hall) Suzane Carvalho
come Susane Carvall (Eva Ibañez) Milton Rordriguez
come Milton Morris (Cap. John Heinz) Martha Anderson

Il nostro giudizio

Nudo e selvaggio è un film del 1985, diretto da Michele Massimo Tarantini

Nudo e selvaggio di Michele Massimo Tarantini appartiene agli ultimi bagliori dell’horror cannibalesco italiano: nello stesso anno Ruggero Deodato e Mario Gariazzo dirigono Inferno in diretta e Schiave bianche – Violenza in Amazzonia, poi nel 1988 Natura contro di Antonio Climati chiude definitivamente il genere. Trattasi di pellicole relativamente soft rispetto agli standard, imbastardite con altri generi, mentre l’antropofogia diventa marginale, talvolta è persino assente. Tarantini, noto soprattutto per le commedie pecorecce ma autore anche degli ottimi polizieschi Napoli si ribella e Poliziotti violenti, dirige un pastiche divertente, una contaminatio generum quasi alla Joe D’Amato, dove l’horror si mescola con l’avventura e l’erotismo. È una co-produzione tra Italia e Brasile a basso budget, come dimostrano i numerosi attori e tecnici presi direttamente in loco e con nomi anglicizzati per la distribuzione internazionale (il regista si firma come Michael E. Lemick): una prassi – quella delle coproduzioni sudamericane – attuata frequentemente da Tarantini e altri registi tra gli anni Settanta e Novanta. Nudo e selvaggio, ammiccante nel titolo ai precedenti mondo-movie, all’estero fu distribuito come Massacre in dinosaur valley o Cannibal ferox 2, operazione truffaldina per spacciarlo come sequel del cult di Umberto Lenzi.

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In un villaggio del Brasile, nove persone fra cui il cacciatore di fossili Kevin Hall (Michael Sopkiw) salgono a bordo di un piccolo aereo diretto a Manaus. Durante una deviazione verso la “valle dei dinosauri”, un incidente in volo fa precipitare il velivolo in mezzo alla foresta amazzonica. I sei sopravvissuti si mettono in marcia nella giungla incontrando pericoli di ogni tipo: animali pericolosi, insidie della natura, una tribù di cannibali e alcuni mercanti di schiavi, finendo prigionieri prima degli uni e poi degli altri. Solo due riusciranno a sopravvivere, fuggendo a bordo di un elicottero. In Nudo e selvaggio c’è veramente di tutto, mescolato in modo certamente non raffinato ma efficace e funzionale all’intrattenimento. Troviamo una galleria di personaggi stereotipati, fra cui spiccano il protagonista Michael Sopkiw (attore americano protagonista di altri tre cult anni Ottanta: 2019 – Dopo la caduta di New York, Shark – Rosso nell’oceano e Blastfighter), il soldato e compagno di sventura Milton Rodriguez, il crudele schiavista China, e la protagonista femminile che è la bella Suzane Carvalho, attrice brasiliana parecchio attiva in patria all’epoca (lavorò con Tarantini anche nel WIP Femmine in fuga) e divenuta poi pilota di auto da corsa. Notevoli, dal punto di vista horror, la scena di cannibalismo (il soldato sventrato con un machete dal capo tribù che ne estrae il cuore e lo addenta avidamente), la gamba maciullata dai piranha, le crudeli uccisioni con sangue in abbondanza e alcune immagini macabre: gli orribili rituali degli indios, i teschi impalati, la testa mummificata attorno a cui scorre un grosso serpente, retaggio dei bei cannibal-movie anni Settanta.

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Si sente però che i tempi sono cambiati: non c’è più l’atmosfera ruvida e selvaggia di Ultimo mondo cannibale o Cannibal holocaust, ma nemmeno l’esagerazione sanguinaria di Cannibal ferox, sostituita da un clima più soft (non ci sono, ad esempio, le topiche uccisioni di animali). Nudo e selvaggio scorre in maniera piacevolissima, fra la scazzottata in una bettola, avventure nella giungla, belle donne, villaggi di cannibali, riti tribali e banditi sanguinari, in una sorta di film-fumetto (vengono in mente le avventure del bonelliano Mister No). Vi confluiscono i topoi dei cannibal-movie, il genere action/avventuroso su imitazione di Indiana Jones, il tocco erotico di Tarantini (varie scene di nudo con le belle protagoniste e un accenno lesbo nel finale) e persino il WIP, che in quegli anni si stava trasferendo nella giungla (ricordiamo Femmine in fuga, Femmine infernali, Caged), il tutto condito da un pizzico di umorismo. Buona e funzionale la colonna sonora: ai brani dal gusto carioca si aggiungono le musiche ritmate di Fabio Frizzi, recuperate dall’action Blastfighter di Lamberto Bava. Curiosità: l’incidente aereo e la sequenza nel villaggio indigeno sono stati ripresi nel magnifico The Green Inferno (2013) di Eli Roth, come esplicito omaggio al film italiano.