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Nenè

1977
Titolo Originale:
Nené
REGIA:
Salvatore Samperi
CAST:
Alberto Cancemi
Rita Savagnone
Ugo Tognazzi

Il nostro giudizio

Nenè è un film del 1977, diretto da Salvatore Samperi

Adesso si spiega perché si fosse inabissato negli anni Settanta e non fosse mai più riemerso alla luce. E perché la Sony, meritoria per averne pubblicato un ottimo dvd diversi anni fa, abbia fatto tira e molla per molti mesi, prima di risolversi a far uscire questo benedetto disco di Nené. Immaginatevi la scena: Leonora Fani – che la fotografia di Pasqualino De Sanctis rende bella come non è mai stata in nessun altro film – è nel letto con Sven Valsecchi, il bambino votato ai massacri nei lacrima-movie, tipo Questo sì che è amore, il quale aveva all’epoca nove anni. Siccome lui ha spiato la madre (Paola Senatore, lei pure al culmine della forma) mentre, con le natiche ricoperte dai segni del frustino del padre masochista (Tino Schirinzi, che a tratti pare un sosia del Berlusca), si chinava per succhiarlo al genitore, vuol sapere che pratica sia mai quella e Nené, cioè la Fani – cuginetta orfana che gira per casa con il corpo che le brucia – prontamente lo soddisfa, scomparendo sotto le coperte. Poi desiste: si capisce, l’età…

In un’altra situazione analoga, Nené fa palpare a Ju – così si chiama Valsecchi, e sua sorella (anche nella vita) Vittoria si chiama Pa: il motivo ci sarà anche, ma ci sfugge – tette e natura, e quando il piccolo si volta dall’altra parte per dormire, comincia a masturbarsi:«Perché spingi?», le domanda la voce dell’innocenza… É vero che non c’è compiacimento e che Salvatore Samperi, pur restando apparentemente nel solito perimetro di Malizia, gira un film metafisico, persino astratto nella sostanza erotica, e certo più vicino a Cuore di mamma che non ai suoi susseguenti lessici sexy-famigliari. Ma è altresì vero che, se nel 1977 la percezione di rapporti intimi che riguardassero dei minori era di un certo tipo e non sconvolgeva più di tanto le coscienze (vedi Le farò da padre, vedi Maladolescenza, vedi L’immoralità), oggi, in Italia, si va al rogo per l’infrazione di ben minori tabù e con ben inferiore esplicitezza.

Invece, la censura, se colpì all’epoca Nenè, colpì evidentemente i nudi della Fani, della quale è invero bizzarro che non appaia in un solo fotogramma, neanche per sbaglio, il regale “pettignone”, mentre basta sfogliare il Playmen in cui veniva pubblicizzato l’avvento del film per trovare immagini a iosa di questa Nené formato nature, per esempio nel corso degli approcci con il mulatto Rodi (Alberto Cancemi). Il colore storico, cioè l’Italia alla vigilia delle votazioni del 1948, si avverte pochissimo, ottuso dal fascino scenografico di interni cadenti e di serre abbandonate, dove il consumarsi dell’amore è rito furtivo e per nulla gioioso. In sintesi, uno strano Samperi, da scoprire con piacere e interesse, che forse non sa, né gli importa, dove andare a parare con il suo film “di formazione” – derivato da un romanzo di Cesare Lanza e musicato da Francesco Guccini – ma che, esteticamente, ciurla benissimo nel manico. PS: Il vm 14 è il divieto d’epoca: nessun sospetto, quindi, di derubricazione.