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Muck

2015
Titolo Originale:
Muck
REGIA:
Steve Wolsh
CAST:
Lachlan Buchanan
Puja Mohindra
Bryce Draper

Il nostro giudizio

Muck è un film del 2015, diretto da Steve Wolsh

L’idea di piazzare un branco di selvaggi assassini tra le paludi di Cape Cod, Massachusetts, suona, per quanto strampalata, non certo priva di un suo originale richiamo per i fan del cinema horror – e in modo particolare dello “slasher” –, ma finisce per soccombere, soffocata da una collezione di dialoghi idioti, da un gruppo di personaggi costruiti sulla carta come dementi nella meno offensiva delle considerazioni, e dalle situazioni assolutamente incoerenti che la sceneggiatura dell’esordiente regista Steve Wolsh (già intento a sfornare un Muck: Chapter 1) raccoglie in una sorta di memorandum goliardico di livello così infimo da poterlo paragonare con difficoltà perfino agli ultimi lavori di Ed Wood o del nostrano Renato Polselli. Se l’aspetto ludico dell’intera operazione offre un minimo alibi alle sgangherate vicende narrate, altrettanto non si può dire della pochezza tecnica con cui il film è realizzato. Oltre alle consuete riprese tremolanti – oramai un profondo fastidio, anche fisico –, vi sono mancanze concettuali tipo l’inserimento, all’interno di una sequenza di tensione – l’assalto di un’auto, in cui si alternano ai primi piani di un’ascia che sfonda il parabrezza, quelli delle reazioni degli occupanti – di un gratuita e assolutamente inopportuna inquadratura delle tette di una protagonista, ballonzolanti come budini all’impeto dei colpi, con un effetto farsesco (ideale, per dire, in un film del trio ZAZ) che fuga ogni ombra di “suspense”.

muck 1

E, d’altro canto, la trama centrale di Muck – un gruppo di ragazzi inseguito da  misteriose creature umanoidi che hanno tanto l’aspetto di selvaggi quanto le pupille appannate dei morti viventi – tende spessissimo a concedere dissennate “entr’acte” in cui le attrici hanno l’opportunità di esibire le loro nudità, spesso avulse dal racconto in modo anche irritante – uno dei giovani, andato a chiamare soccorsi, torna di corsa e preoccupato dai suoi amici, salvo fermarsi per alcuni minuti a spiare una tizia che sta scegliendo cosa indossare (!). E così, l’arrivo del (non) finale è accolto con grande sollievo. Già, poiché senza nemmeno l’idea di un epilogo aperto, come nei più modesti “serial”, il film pianta lì i due sopravvissuti e gli sventurati spettatori tra le marcite nebbiose di Cape Cod, e tanti saluti.

muck dentro 2

Lo sconcertante “script” non aiuta nemmeno gli interpreti, per lo più di modesta caratura, con l’eccezione di Puja Mohindra (nota ballerina, apparsa anche nel drammatico Silhouettes, 2015, di Gustavo Bernal-Mancheno) che si dimostra abile fornendo credibilità alle balordaggini che le impone il personaggio. L’assurdità delle situazioni non dà tregua un attimo: perché mai, ad esempio, nel cuore della notte, una delle ragazze è costretta a congelarsi in reggiseno, mutandine e stivali?; e l’improponibilità dei dialoghi sefue di conseguenza: basti pensare allo scontro verbale dei due cugini protagonisti, Troist e Noah. Al di là di una partenza che immette già nel cuore della vicenda, si salva solo il peculiare – e tutto sommato efficace – “look” dei misteriosi assalitori, ideato dall’effettista Ben Bornstein (un lungo apprendistato con diverse case del settore, prima di iniziare lavori in proprio come questo e Chimera, 2017 di Maurice Haeems). Per il resto è decisamente una produzione nulla, in cui dispiace vedere coinvolto un nome importante del genere come quello di Kane Hodder (Jason in tre episodi di Friday the 13th / Venerdì 13 e tra i protagonisti della “franchise” Hatchet).