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Moonlight

2016
Titolo Originale:
Moonlight
REGIA:
Barry Jenkins
CAST:
Trevante Rhodes (Chiron)
André Holland (Kevin)
Janelle Monáe (Teresa)

Il nostro giudizio

Moonlight è un film del 2016, diretto da Barry Jenkins

Ancora una storia americana portata sotto i riflettori degli Oscar (Moonlight ha vinto il premio come miglior film ), questa  volta la vicenda ci porta a  Miami, in un quartiere ghetto popolato solo e rigorosamente da neri, o nigger , appellativo con cui loro stessi amano rivolgersi l’un l’altro, a testimonianza di un orgoglio nero molto forte e di un senso di appartenenza del quale non devono assolutamente vergognarsi: Every nigger is a star recita la canzone di Boris Gardiner a commento delle scene iniziali.Vivere da neri in questo posto sembrerebbe la cosa più facile, al riparo da ogni occasione di discriminazione razziale, ma non è cosi. Esistono altre forme di separazione, di pregiudizio, da cui nessuna comunità è esente, e la vita all’interno del quartiere presenta tanti aspetti drammatici: la droga consumata e spacciata in larga scala, il degrado, la miseria, la violenza. Tutto ciò viene sperimentato sulla propria pelle da Chiron (Alex Hibbert, da bambino), un ragazzino figlio di una donna dedita alla droga e alla prostituzione, molestato  e perseguitato dai compagni di classe per un suo presunto atteggiamento poco macho, effeminato, da faggot (frocio). Chiron, nonostante la giovanissima età, deve sforzarsi di essere autonomo, la madre non è nelle condizioni di svolgere la sua funzione genitoriale, ed è un bambino già predisposto alla conoscenza di sé e alla comprensione del senso della vita, anche se  la sua età ancora tenera non gli consente certe riflessioni alle quali solo la guida di un “grande”  può fare approdare. L’incontro casuale con Juan (un  formidabile Mahershala Ali, noto al pubblico del piccolo schermo per il personaggio di Remy Danton in House of Cards, e che per questo ruolo ha meritato un Oscar), spacciatore dal cuore buono, cambierà la sua esistenza facendogli sperimentare l’amore disinteressato, l’affetto, il valore del sostegno amorevole di una figura adulta per un ragazzino che, come lui,  si affaccia alla vita con tante inevitabili domande; anche i colloqui con Teresa (la cantante Janelle Monáe), fidanzata di Juan, diventano per Chiron momenti di apertura e di confidenza, in genere molto difficili per un ragazzino riservato e diffidente come lui.

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E nella seconda parte del film, quando lo ritroviamo  ormai adolescente (interpretato da Ashton Sanders) e Juan non c’è più, Chiron ha ormai preso coscienza di sé e della sua identità, anche se le difficoltà con i compagni a scuola sono sempre le stesse e lui continua a vivere da emarginato. Solo un ragazzo, Kevin (Jharrel Jerome, da adolescente) sembra aver capito la sua condizione offrendogli un momento di amore che segnerà l’esistenza di entrambi, pur essendo destinato a perdersi tra le bruttezze della vita del ghetto, dove un ennesimo gesto di aggressione e violenza perpetrato ai danni di Chiron creerà le condizioni per un esito drammatico nel quale anche la figura di Kevin sembra perdere valore. E Chiron avrà la peggio finendo in galera. Lo ritroviamo nel terzo ed ultimo capitolo della storia ormai adulto (interpretato da Trevante Rhodes), trasferito ad Atlanta: aria nuova, gente nuova, uno spacciatore rispettato e affermato, con principi saldi e umani, che non disdegna di andare a visitare sua madre rinchiusa in una comunità, una madre a cui fa da genitore, una madre con cui c’è ancora tempo per dichiararsi il reciproco amore, anche se questo sentimento non è mai bastato per potersi prendere cura gli uni degli altri. Il Chiron dell’epilogo sembra far resuscitare Juan, come se tutti gli insegnamenti di colui che era stato per lui  come un  padre putativo si fossero reincarnati nella sua persona di adulto, dimostrando ancora una volta come il male e il bene possono albergare  tranquillamente nella stessa persona. E che se non ci si riesce a sottrarre a un destino da spacciatore, ci sono altre strade che la vita ci offre per sperimentare la profondità dei sentimenti e la grandezza della compassione umana. E la telefonata di Kevin (André Holland, da grande) che riesce a rintracciarlo dopo un decennio segna l’inizio della maturità, della consapevolezza adulta, la conferma della veridicità di certi sentimenti a dispetto delle apparenze.

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Flashback dell’infanzia saranno però sempre presenti nella vita di Chiron, a riprova di  quanto sia fondamentale e basilare questa fase della vita, e spesso in essi sarà presente l’elemento dell’acqua, una costante del racconto che appare nei momenti critici con tutto il suo potere rigenerante e purificatore: come l’acqua che scorre  nella vasca arrugginita della casa fatiscente, o quella del piccolo lavabo in cui Chiron ama immergere il suo viso, o l’acqua del mare di Miami, mare lontano dal quartiere nero dove però i bambini vanno a fare il bagno al chiaro di luna, e dove Juan insegna a Chiron a nuotare, gesto dalla metafora tanto esplicita quanto efficace e potente. Tratto da una pièce teatrale intitolata In Moonlight Black Boys Look Blue, di Tarell Alvin McCraney (il film ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale), Moonlight ne mantiene la struttura teatrale, non solo per la divisione in atti che rispecchia le fasi della vita del protagonista, ma anche per l’intensità e il ruolo fondamentale delle posture, dei dialoghi, di certe frasi che diventano profetiche e significative all’interno della vicenda. E se dobbiamo pensare a un genere teatrale a cui si avvicina di più verrebbe in mente la tragedia greca, quella dove il coro fa da commento esterno ad ogni vicenda, quasi parlando ai protagonisti del loro futuro: succede con i brani originali scritti da Nicholas Britell, ma anche e soprattutto con canzoni come  One Step Ahead di Aretha Franklin, sottofondo della relazione tra Chiron e Kevin, Cell Therapy di Goodie Mob, Tyrone di Erikah Badu, brani del repertorio black più intenso, a cui si aggiungono generi e autori di altre provenienze come Mozart, Veloso e Barbara Lewis. Musica che parla, musica che sembra aver compreso prima di noi cosa succede, cosa ci succede.