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Malevolent – Le voci del male

2018
Titolo Originale:
Malevolent
REGIA:
Olaf de Fleur Johannesson
CAST:
Florence Pugh (Angela)
Celia Imrie (Mrs. Green)
Ben Lloyd-Hughes (Jackson)

Il nostro giudizio

Malevolent – Le voci del male è un film del 2018, diretto da Olaf de Fleur Johannesson.

Gli acchiappa-fantasmi esistono davvero. Ci sono numerosi libri dall’Inghilterra, in cui vari dottori e scienziati o professionisti del paranormale, testimoniano sulle loro esperienze in case, ville, appartamenti infestati. Alcuni di costoro, nel tempo hanno anche ottenuto un certo credito, come Lord Halifax o il sensitivo Tom Corbett. Altri meno. I più non sostengono di aver trovato spettri in ogni posto dove gli era stato detto di andarli a cercare. Poi, però, è sempre capitato quel posto dove anche il più scettico dei ricercatori paranormali ha visto o sentito qualcosa di davvero inesplicabile e da allora ha avuto incubi tremendi. In questa solfa c’è l’adagio su cui si basa Malevolent – Le voci del male: chi sfrutta i puri di spirito finirà per fare i conti con lo spirito. E come dice San Giovanni Evangelista, anche se non abbiamo un Vangelo a portata di mano per confermare l’autenticità della citazione posta in cima al film: “i morti non tornano mai. Alcuni però restano con noi”.

Tutto sommato questo filmetto regge. Un B-Movie di grana grossa e diretto senza grandi pregi ma dalla sceneggiatura tosta e scritta bene dal duo Ketai, Kostantopoulos. Vengono in mente le sgangherate imprese dei custodi di The Innkeepers di Ti West, oltre alle tresche amatoriali in vhs di The Blair Witch Project, ma nel caso dei protagonisti di Malevolent – Le voci del male siamo più intorno al vecchio archetipo dell’Apprendista Stregone in salsa creepy. Come assicurava Tobe Hooper, la gente ha bisogno di un contesto scientifico per credere agli spiriti e in questo film bastano due walkie-talkie e una telecamera in vhs per essere tutti quanti già pronti ad accettare, senza alcun dubbio, che le sagome insanguinate in giro per le stanze o le voci sussurrate da dietro le porte chiuse, siano fantasmi veri e non un tumore al cervello della trasognata Angela (Florence Pegh). Le difficoltà della ragazza nell’accettare di essere davvero una medium come sua madre (e non una pazza suicida dalle copiose emorragie nasali e le allucinazioni uditive, sempre come sua madre) non ci coinvolgono più di tanto.

Del resto Florence Pegh è un bocconcino delizioso per l’oscurità ma ha quell’aria sempre pallata che fa sbottare, oltre gli spettatori, persino il suo spasimante Eliot (Scott Chambers): “Cosa ti sei fatta?” Ma le interpretazioni di tutti e quattro i protagonisti lasciano a desiderare; i personaggi a livello di script però sono ben strutturati. Certo, la scelta di ambientare la storia in Scozia, negli anni 80, con delle bambine Casper vestite da Pollypocket che scorrazzano in una grande casa vittoriana piena di stanze e polvere, fa pensare di ritrovarsi in un altro loffio pantano spiritico alla Del Toro Production, ma non bisogna commettete l’errore di sottovalutare troppo Malevolent – Le voci del male, perché qualcosa funziona sul serio: la prova di una splendida caratterista (Celia Imrie) e un fattaccio di cronaca ben congeniato, tra pedofilia, crudeltà barkeriana e sfrenata pazzia. La cosa più efficace del film è però che a volte siamo noi spettatori a essere lasciati soli con i fantasmi, in stanze dove, parafrasando filmicamente la Hill House letteraria “qualsiasi cosa si muova, si muove sola…” ma alla fine scopriremo che più di Shirley Jackson, nel cuore di una magione pregna di anime sanguinanti e incubi che strisciano, c’è Jack Ketchum ad aspettarci, con un drink e il solito sorriso un po’ impacciato di chi non vorrebbe ma deve proprio raccontarci un’altra storia atroce sulla natura umana.