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Macchine mortali

2018
Titolo Originale:
Mortal Engines
REGIA:
Christian Rivers
CAST:
Hera Hilmar (Hester Shaw)
Robert Sheehan (Thomas Natsworthy)
Hugo Weaving (Thaddeus Valentine)

Il nostro giudizio

Macchine Mortali è un film del 2018, diretto da Christian Rivers.

Alcuni storceranno il naso ma questa sarà una recensione positiva. E non perché chi scrive è un inguaribile bastian contrario, ma perché non riconoscere i meriti di questa pellicola è sintomo di cecità volontaria. Macchine Mortali è un blockbuster, sì, confezionato bene e anche un po’ ruffiano. La sceneggiatura però, tratta dall’omonimo romanzo di Philip Reeve, porta la firma della premiata ditta Jackson-Walsh-Boyens, un team che non ha eguali quando si tratta di esaltare narrazioni assai complesse (vedasi Tolkien) o fin troppo classiche (King Kong). Infatti la vera forza di questo film sta proprio nella storia, priva di buchi e capace di abbracciare e approfondire un gran numero di tematiche. Ambientata in un futuro post-atomico in cui le città sono ormai diventate enormi macchine mobili capaci di attaccarsi ed inglobarsi tra loro, Macchine Mortali narra la storia di Hester Shaw, ragazza determinata ad assassinare Thaddeus Valentine, il grande condottiero di Londra colpevole a suo dire dell’omicidio di sua madre. Il piano non va però a buon fine a causa dell’intromissione del giovane storico Tom, che si ritroverà suo malgrado ad affrontare un viaggio nel mondo esterno insieme alla misteriosa ragazza, tra criminali e ribelli anti-trazionisti. Ma chi è veramente Hester Shaw? E cosa ha in mente Valentine per fermarla?

Macchine Mortali è senza dubbio un film che vive della profondità dei suoi personaggi. Ognuno di loro è presentato, sviluppato e delineato in maniera dettagliata e coerente. Se, da una parte, Hester e Tom sono i due giovani protagonisti alla ricerca della loro vera dimensione nel mondo, con cicatrici fisiche e psicologiche da curare, dall’altra parte il Valentine interpretato da Hugo Weaving (unico vero volto noto del film) può tranquillamente essere inserito nella lista dei migliori cattivi dell’anno e non solo: senza essere né pomposo né logorroico, emerge in tutta la sua negativa umanità, quella di un uomo assoggettato alla sete di potere e conscio di perseguire il male. A rendere il tutto ancora più avvincente, una cornice di personaggi, secondari sì ma solo nei credits, tra cui risalta la tragica figura del cyborg Shrike. L’azione non risente minimamente di questo grande lavoro di scrittura sui caratteri: le sequenze dirette da Christian Rivers (e in minima parte anche da Peter Jackson) sfruttano appieno l’importante budget grazie alla loro spettacolarità ed epicità. Onore dunque a Rivers che, dopo una lunga gavetta presso lo stesso Jackson, è riuscito a compiere un debutto davvero convincente.

Non sarà un film perfetto, Macchine Mortali. Alle volte risulta eccessivamente mieloso, vedasi una love story che poteva anche non esserci, così come la rivelazione finale sul rapporto che intercorre tra Hester e Valentine, ma queste sono piccolezze rispetto al vero macro-racconto insito nella pellicola. Attraverso un’estetica futuristica e steampunk che serve per lo più come specchio per le allodole, la narrazione vuole mettere davanti allo spettatore (o almeno ci prova) la realtà più odierna: oltre ad essere palesemente antimilitarista, il film è profondamente antipopulista ed anticapitalista. Non è un caso che Valentine sia il beniamino della sua gente e che quest’ultima si faccia passivamente convincere dalle sue idee malate, come il rifiuto del principio historia magistra vitae e quella visione del mondo in cui la società più ricca è autorizzata a vivere sulle spalle di quelle più piccole. Macchine Mortali non avrà il totale assenso della critica ma la sua è una storia fondamentale per il nostro tempo.