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L’esorcismo di Hannah Grace

2018
Titolo Originale:
The Possession of Hannah Grace
REGIA:
Diederik Van Rooijen
CAST:
Shay Mitchell (Megan Reed)
Grey Damon (Andrew Kurtz)
Kirby Johnson (Hannah Grace)

Il nostro giudizio

L’esorcismo di Hannah Grace è un film del 2018, diretto da Diederik Van Rooijen.

Il possession movie è un sottogenere dell’horror che, nonostante gli anni di esperienza, brancola ancora nel buio. Da quando Friedkin ha mostrato che il genere poteva terrorizzare il pubblico di tutto il globo, in molti hanno cercato di calcarci la mano, senza mai raggiungere un briciolo del successo de L’esorcista.
Altri titoli hanno tentato, alcuni sono riusciti nell’intento, altri ancora non hanno convinto all’unanimità. L’esorcismo di Hannah Grace si infila in questo quadro cinematografico nel peggiore dei modi, non come il più brutto tra tutti i film a tematica esorcismo, ma come quello che, pur avendo tra le mani una rilettura e una mitologia interessante, lascia morire gli stimolanti spunti a favore dei classici e non più giustificabili cliché del genere. La prima notte di lavoro per Megan (Shay Mitchell), ex agente di polizia ora responsabile notturna della camera mortuaria di un ospedale, si svolge nel pieno della sua routine.

Il turno successivo, però, vedrà l’arrivo di un cadavere di una giovane donna, Hannah Grace (Kirby Johnson), deceduta durante un violento esorcismo; ma la ragazza è morta a esorcismo non ultimato e dentro quel corpo qualcosa di demoniaco vive ancora in lei. Si passi sopra una caratterizzazione stereotipata della protagonista, in crisi dopo un incidente avuto quando era ancora in servizio in cui il suo partner ha perso la vita durante un’azione a fuoco, motivo per cercare un altro lavoro, tranquillo, fuori dal contatto con altri esseri vivi. Alla base di L’esorcismo di Hannah Grace c’è un ottimo incipit e la voglia di introdurre una mitologia stratificata per il caso preso in oggetto: cosa succede quando un esorcismo viene interrotto dalla morte del corpo ospite? Morirà anche la presenza demoniaca o cercherà in qualche modo di risvegliare il corpo per mietere nuove vittime? Esperimento interessante, come lo è l’angusta location, tra corridoio grigi e freddi, la costante presenza che qualche presenza sia effettivamente lì, senza averne la certezza visiva e la trovata, più vicina al mondo videoludico che cinematografico, del corpo posseduto che si rigenera grazie alle vittime da cui riuscirà ad assorbire l’energia vitale.

Se c’è qualcosa di veramente buono in questo film è proprio l’ambientazione che restituisce una buona tensione, pur attingendo da capisaldi del genere, sfruttando la paura claustrofobica di essere intrappolati in un posto lontano dalla luce del sole, come L’uomo senza ombra di Verhoeven. La rigenerazione demoniaca e cellulare di Hannah Grace, corre di pari passo alla pressione psicologica della protagonista. Peccato che tutto si risolva nel più scontato dei modi, o almeno, nella prassi comune del genere, con la luminosa speranza pronta a soverchiare ogni piano malvagio. Filtrare ogni regola narrativa (possessione, rigenerazione) introdotta fino a quel momento e finire così, nella banalità, genera la frustrazione di aver visto, ancora una volta, un film potenzialmente interessante, non rivoluzionario, ma bloccato dalla necessità di finire in un determinato modo e annullare quanto fatto fino a quel momento. L’esorcismo di Hannah Grace si conclude così, perdendosi nel classico bicchiere d’acqua e finendo nel dimenticatoio cinque minuti dopo essere usciti dalla sala.