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La solita commedia – Inferno

2015
Titolo Originale:
La solita commedia - Inferno
REGIA:
Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli
CAST:
Fabrizio Biggio
Francesco Mandelli
Giordano De Plano

Il nostro giudizio

La solita commedia – Inferno è un film del 2015, diretto da Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli

Idioti a chi? Biggio e Mandelli rispediscono al mittente la caterva di contumelie critiche che hanno accolto i loro precedenti film realizzando un clamoroso saggio critico su cosa non funziona nel nostro Paese. A onore del vero l’avevano già fatto. Ma se n’era accorto solo Marco Giusti sbertucciato anch’egli dai tutori del buon gusto e poco ci mancava che lo si accusasse di collaborazionismo stracult. Laissons tomber.
Veniamo a La solita commedia – Inferno che solita non lo è manco per niente. Anzi. A vedere questo film di Biggio e Mandelli, visto che poi i Rosi, Fasulo, Di Costanzo, Minervini, D’Anolfi e Parenti, Ticozzi, Santarelli, nel cinema italiano non è che abbondino, verrebbe voglia di trascinarli al cinema per le orecchie certi critici e certi registi (e concedeteci il lusso del “certi”…) e fargli vedere come si fa un film “comico”. Ricapitoliamo. Prima di tutto ci vogliono le idee. E quelle o ce le hai o nisba. Ma se non ce le hai non è che ti metti a fare un film per forza. Mica te l’ha ordinato il medico. Poi, cosa che non guasta, un’idea o due cinema. Serve. Questioni come messa in scena, inquadrature, montaggio. Quella roba lì, insomma. Infine, se hai anche qualcosa da dire, beh siamo tutti contenti. Ma non è che si inizia sempre dalla fine convinti che là fuori ci sia gente (pubblico pagante…) che scalpiti per sentire quello che hai dire. Biggio e Mandelli, no. Loro di idee ne hanno a pacchi. E, soprattutto, sanno come trasformarle in cinema. Intendiamoci. Biggio e Mandelli non barano mica. Non fanno una commedia e poi si danno delle arie manco avessero fatto Ordet (come capita invece con molti dei loro colleghi). No. Loro fanno benissimo quello che vogliono fare. Ed è piacere ridere con loro delle loro invenzioni. Satana che rianima il padreterno praticandogli la respirazione bocca a bocca. Il consesso dei santi visto attraverso le stimmate sulle mani di padre Pio. Il sangue che schizza a fiotti durante uno stupido brindisi. I due imbranati del wifi. Non sono scenette, queste, o sketch.

O meglio: lo sono, eccome se lo sono, ma l’ottimo Martino Ferro ci costruisce un film vero intorno (e suoi sono anche gli endecasillabi attraverso i quali si esprime Dante). L’abilità con la quale Ferro organizza il vagare dei protagonisti, intrecciando fra loro situazioni e spezzandole con microgag, è davvero esemplare. Nel suo modo di procedere si colgono tracce della plasticità del Neri Parenti del ciclo di Fantozzi, ma anche omaggi a un cinema estraneo alla retorica della commedia italiana. Basti pensare alle citazioni degli zombi di Romero o all’immersione nella tazza del water che è sì Trainspotting ma poi, una volta dentro, diventa quasi Inferno. La solita commedia – Inferno è un film genuinamente pop. Biggio e Mandelli riciclano e, soprattutto, reinventano. Non si limitano a omaggiare onanisticamente quello che gli piace. Lo ripensano. Lo ricontestualizzano.

Insomma: come si diceva una volta, prendono un elemento da una catena significante e lo calano in un’altra. Il loro cinema inizia quando cominciano a pensare cosa accade dopo avere effettuato questo spostamento. E, soprattutto, iniziano a pensare al loro cinema come a una possibilità di messa in scena di questo stesso spostamento. Ma basta così. Rischiamo di farli sembrare troppo intelligenti. E non gli si rende un buon servizio tentando di spiegare che La solita commedia – Inferno è intelligente ed per questo motivo che lo si deve andare a vedere. No. Il loro film fa ridere. Ma per davvero. Scherza con i santi e lascia stare i fanti. Ed è anche un film schiettamente politico e critico. Ed è quasi troppo bello per essere vero.