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La nuit a dévoré le monde

2018
Titolo Originale:
La nuit a dévoré le monde
REGIA:
Dominique Rocher
CAST:
Andersen Danielsen Lie (Sam)
Golshifteh Farahani (Sarah)
Denis Lavant (Alfred)

Il nostro giudizio

La nuit a dévoré le monde è un film del 2018, diretto da Dominique Rocher.

L’anno uno dopo Romero è già passato ma ogni tanto riusciamo a non pensarci troppo. Lo zombie-movie rimane ancora un sottogenere ampiamente sfruttabile e modellabile, anche se non sempre con risultati decenti. Sicuramente fa piacere constatare, di tanto in tanto, una continuità di tendenza dove il morto vivente si riappropria del suo ruolo di metafora sociale, come nel caso del più recente La nuit a dévoré le monde. Il primo lungometraggio del francese Dominique Rocher è una vera e propria bomba. Discreta, che non fa rumore e non spruzza tanto sangue, ma che in ogni caso spiazza e spazza via. Ambientato nella stessa Parigi di La Horde (anche se in questo caso siamo in pieno centro), ci mostra Sam, carattere non facile e decisamente sfuggente, entrare nell’appartamento della sua ex, dove è in corso una festa, per riavere indietro le cassette dove ha registrato la sua musica. Lei tergiversa un po’, gli dice di rimanere ancora un po’ per poter parlare tranquillamente. Finisce che Sam, chiusosi in una stanza per stare lontano dalla festa, si addormenta profondamente risvegliandosi solo al mattino. Come potrete immaginare, la casa è vuota e porta i segni di un massacro. Fuori, per le strade, Parigi pullula di zombie. Al ragazzo non rimane altro che barricarsi dentro, sperando di sopravvivere il più a lungo possibile.

È da subito evidente come Sam (Andersen Danielsen Lie) viva l’apocalisse con lo stesso entusiasmo dei protagonisti di Dawn of the Dead rifugiatisi nel famoso centro commerciale. L’isolamento obbligato e allo stesso tempo volontario gli permette di impostare la sua nuova esistenza su schemi e momenti di svago programmati, senza dover condividere alcunché con nessuno. Sarà incredibile, ma il mondo, ora, corrisponde ai suoi ideali. L’unica interazione sociale che si permette è quella con “Alfred”, uno zombie rimasto rinchiuso nel locale ascensore e interpretato da un Denis Lavant come sempre stratosferico nella fisicità della sua performance. Come il “Bub” di Day of the Dead, “Alfred” si rapporta a Sam con quell’ambigua curiosità di chi ascolta interessato i monologhi altrui ma che cela comunque il secondo fine del pasto. Il protagonista si gode la sua libertà: può parlare di tutto senza essere interrotto o contraddetto, gestisce lo spazio che si è fortuitamente conquistato inventandosi nuovi strumenti musicali ed applicando il suo ordine quotidiano, fatto di silenzi e consumo di cibo.

Il tutto mentre fuori un’orda di morti viventi gira attorno al palazzo sperando di penetrarvici. È forse questo il quadro più impressionante: la collettività, primitiva ma accomunata da un fine, che cerca di prevalere su un unico individuo solitario. La nuit a dévoré le monde è dunque un film sulla solitudine, sull’isolamento inteso come tendenza umana odierna. Ecco perché il momento di crisi drammatica è rappresentato dall’ingresso in scena di un altro sopravvissuto, che costringerà Sam a ripensare completamente ogni suo progetto. La sceneggiatura anche questa volta si dimostra ingegnosa, traghettando lo spettatore per tutta l’ultima parte di film fino al colpo di scena finale, drammatico e per una volta davvero sorprendente. Il resto sta tutto in quegli ultimi minuti di pellicola: un inno alla libertà, quella vera, che non conosce confini fisici o di pensiero, e un trionfante ritorno all’umanità. Un film, insomma, da ricordare: insieme a Deserto rosso sangue e Train to Busan, uno dei migliori zombie movie degli ultimi anni.