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La maledizione di Damien

1978
Titolo Originale:
Damien: Omen II
REGIA:
Don Taylor
CAST:
William Holden (Richard Thorn)
Lee Grant (Ann Thorn)
Jonathan Scott-Taylor (Damien Thorn)

Il nostro giudizio

La maledizione di Damien è un film del 1978, diretto da Don Taylor.

Secondo film della trilogia, La maledizione di Damien racconta la sanguinosa adolescenza del figlio di Satana. Girato nel 1978 da Don Taylor (Fuga dal pianeta delle scimmie, La casa della gioia), che rimpiazzò il primo regista designato Mike Hodges, dopo due settimane di lavorazione, e sceneggiato da Stanley Mann (Fenomeni paranormali incontrollabili), il film è un angosciante succedersi di atmosfere apocalittiche e di immagini simboliche. Meno originale e decisamente più violento del primo film, La maledizione di Damien è tratto da uno script semplice e lineare, incentrato sull’adolescenza del giovane Damien, ora accudito dalla famiglia dello zio (William Holden, che era stato originariamente opzionato da Donner nel primo film per il ruolo che poi andò a Gregory Peck). Tra corvi assassini, decessi inspiegabili, espressioni torve e sguardi fatali, il giovane demonio prospera su tutti i suoi avversari, dopo avere raggiunto la piena consapevolezza di essere la “Bestia” – bestia giacché nessun appellativo che si richiami all’uomo pare sufficiente a esprimerne la belluina ferocia – e averne accettato il fardello.

È “L’essere del Peccato”, l’antitesi all’azione salvifica di Cristo sulla Terra, che i testi biblici descrivono come un’entità corrotta e intelligente: l’ apostolo del male. La sua missione consiste nell’allontanare definitivamente l’uomo dalla sua originaria natura benefica. Dotato di una lucida ferocia e di un’insaziabile e apocalittica ambizione, il figlio del Diavolo è l’incarnazione del peccato e del ribaltamento dei valori. Nella pellicola di Taylor, l’anticristo adolescente impara l’arte della seduzione e della menzogna e getta le basi per la sua opera di corruzione planetaria. Cresciuto in una famiglia ricca e potente, il mefistofelico Damien vive una giovinezza privilegiata. Sin dalla primissima infanzia egli è in grado di influenzare gli esseri umani inducendoli in taluni casi all’apostasia, in altri all’indifferenza, in altri ancora alla morte. In questo secondo capitolo, gli adepti, adoratori dello spirito del Male, bollati sulla nuca e sulla mano dal segno della Bestia, appaiono ancora più determinati nella dedizione estrema al loro signore e padrone.

Da parte sua, l’anticristo adolescente (Jonathan-Scott Taylor), “l’eletto” dotato di un’intelligenza fuori del comune e di un fascino magnetico, si mantiene silenzioso, si fa, per così dire, i fatti suoi, non senza tuttavia sbarazzarsi di alcuni familiari scomodi. Marchiato dal fatidico 666, il giovane dalle labbra sottili e dallo sguardo glaciale, accetta, forse un po’ perplesso, la propria ingombrante identità luciferina. Destinato al male per disegno diabolico, Damien diventa così, “L’agnello nero”, il Principe delle Tenebre, il signore delle Forze del Nulla. Carico di sequenze che si potrebbero definire pre-splatter (la scena dell’ascensore e quella della donna investita), il film ha il suo punto di forza negli aspetti biblico-esoterici tradotti con fedeltà e nella glaciale fotogenia del suo interprete principale. Non priva di fascino è anche la colonna sonora di Jerry Goldsmith, autore delle musiche dell’intera “Omen Trilogy” (e vincitore di un Oscar per Il presagio) che ha saputo alternare pause rilassanti a veri e propri cori demoniaci in latino.