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Kong: Skull Island

2017
Titolo Originale:
Kong: Skull Island
REGIA:
Jordan Vogt-Roberts
CAST:
Tom Hiddleston (James Conrad)
Samuel L. Jackson (Preston Packard)
John Goodman (William "Bill" Randa)

Il nostro giudizio

Kong: Skull Island è un film del 2017, diretto da Jordan Vogt-Roberts

Reboot del franchise di King Kong dagli stessi produttori che hanno riesumato Godzilla, dando il via a un nuovo bestiario cinematografico destinato a rinnovare il classico genere del monster movie, con creature che impazzeranno sugli schermi per un po’ di anni a venire. Già brevettato anche il nome, MonsterVerse, di questo universo di creature leggendarie, sul modello delle saghe Marvel, che litigheranno tra loro nei vari crossover. Se rimarrete in sala fino alla fine dei titoli di coda, capirete. Con buona pace di Roger Corman che ancora una volta ha anticipato nel cinema indipendente, con i vari Sharktopus, una tendenza del cinema dei blockbuster. Già il parco mostri di Kong: Skull Island appare variegato. Basta coi soliti dinosauri, qui ci sono ragni, piovre, insetti che si mimetizzano con i rami, bufali, tutti rigorosamente giganteschi, e i repellenti Strisciateschi. Un nuovo affascinante safari fotografico, di creature mai viste. Si deve dare atto al regista Jordan Vogt-Roberts di aver studiato per bene. Nel film tornano suggestioni non solo dai King Kong ma anche da tutto il filone dei mondi perduti e terre dimenticate dal tempo, da Irwin Allen alla Hammer.

dentro 1

Ci sono citazioni eclettiche che vanno da Cannibal Holocaust (nell’uomo impalato) a Il dottor Stranamore (nella canzone We’ll Meet Again). E, come se non bastasse, anche un po’ di letteratura non guasta. Il colonnello ossessionato dalla creatura come il capitano Achab con Moby Dick; nell’equipaggio che si addentra tra foreste e corsi d’acqua c’è chi si chiama Conrad e chi Marlow (come il protagonista di Cuore di tenebra). Un pizzico di ironia non guasta come nel montaggio analogico tra Kong che addenta il tentacolo della piovra e l’uomo che mangia un panino al prosciutto. Il mito della bella e la bestia, su cui si fondano i precedenti King Kong, è qui ridotto a una breve situazione, lo scimmione che afferra l’avvenente fotografa Mason Weaver, una Brie Larson il cui davanzale non sfigura in un mondo di creature giganti. Giocando peraltro sui meccanismi spettatoriali di attesa di qualcosa che tutti si aspettano, essendo la storia originale ormai consolidata nell’immaginario collettivo.

dentro 2

Jordan Vogt-Roberts punta a sviluppare il tema dell’ecologia e del conflitto tra natura e civiltà, riprendendo solo la prima parte, sull’isola, della trama. Come sono stupidi questi americani degli anni Settanta, epoca in cui è ambientato il film, che a breve perderanno la guerra in Vietnam. Che usano bombe incendiare a scopi scientifici. E che si incarnano nell’ottuso orgoglio guerrafondaio al napalm del tenente colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson). E che non arrivano a concepire gli equilibri naturali: se uccidi Kong apri il vaso di Pandora dei mostri ancora più brutti. Una lezione che, forse il film vuole dirci, gli americani non impareranno mai, elimineranno i dittatori cattivi per ritrovarsi terroristi ancora più cattivi. Un messaggio però davvero sopra le righe, che scade nel semplicismo.