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Kingsman – Il cerchio d’oro

2017
Titolo Originale:
Kingsman - The Golden Circle
REGIA:
Matthew Vaughn
CAST:
Colin Firth (Harry Hart)
Julianne Moore (Poppy Adams)
Taron Egerton (Gary "Eggsy" Unwin / Galahad)

Il nostro giudizio

Kingsman – Il cerchio d’oro è un film del 2017, diretto da Matthew Vaughn

Gli agenti segreti della divisione indipendente Kingsman vestono eleganti, sempre ben pettinati mentre sorseggiano Martini. Sconfitto il folle Valentine nel primo capitolo, interpretato da Samuel L. Jackson, qui la minaccia ha il corpo e i capelli rossi di Julianne Moore, alias Poppy Adams, donna prodigio, baronessa della droga che tramite essa vuole decimare la popolazione mondiale e mettere sotto scacco il Presidente troppo intransigente con la sua amministrazione politica, più vicino al reale Trump che al Bruce Greenwood che lo interpreta. In Kingsman – Il cerchio d’oro Matthew Vaughn torna alla regia, si diverte con il suo stile ipercinetico, dettato dal ritmo furioso dell’azzeccata colonna sonora mentre lo stesso Elton John, divenuto schiavo musicale all’interno dell’isolata fortezza di Poppy, suona Saturday Night’s Alright for Fighting, i Kingsman ormai decimati, stringono un’alleanza con i cugini statunitensi, gli Statesman, quelli da fiaschetta in tasca, tabacco da masticare e sputare, burberi e cappello da cowboy a tesa larga. Jeff Bridges dirige la baracca, Channing Tatum giovane strafottente e Halle Barry segretaria che sogna lo scatto professionale. Tutto è ben chiaro, le carte tutte rivolte verso l’alto e mostrate allo spettatore: lo spettacolo che seguirà nel minutaggio troppo lungo non cerca nuovi punti di intrattenimento, ma si limita a ripetere quello che rese il primo capitolo uno dei maggiori successi di critica e botteghino del 2014, perdendo ogni parvenza di novità e freschezza visiva per indossare una maschera che non gli appartiene, quella di sequel carta carbone delle scene ed elementi migliori.

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Così facendo, questo secondo capitolo, arriva al traguardo stanco, infarcito di tante altre stravaganze in linea con i toni altamente esilaranti, ma è evidente a tutti che qualcosa nel meccanismo è venuto a mancare. Non il divertimento, per fortuna. L’anima candida e scanzonata del non prendersi assolutamente sul serio, regala una leggerezza per cui il peso di ogni vita dei personaggi viene meno, diventando letteralmente carne da macello per il regista quanto per lo spettatore. Il grande tritacarne nell’ufficio di Poppy, stile Another Brick in the Wall, ne è un chiaro esempio, pratico e teorico. Anche la centralità del personaggio di Eggsy viene meno per raccontarci tanti altri piccoli rami narrativi, alcuni interessanti, altri meno, lasciando il terreno della delinquenza inglese per raccontarci di famiglia, amore, sacra unione, temi necessari per evolvere la storia verso l’inevitabile terzo capitolo, meno per arricchire il film. Lo stesso ritorno annunciato del personaggio di Colin Firth risulta poco audace, infarcito da buoni sentimenti che cozzano con la natura ilare dell’opera. Non brutto ma era inevitabilmente impossibile replicare il successo del precedente.

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Vaughn stesso forse si è accorto del cambio drastico che ha preso la sua creatura, ci mette qualche toppa come può, la migliore è Elton John, la peggiore è eliminare il passato così da far entrare nel giro lo star system dei grandi nomi, con un Jeff Bridges e Channing Tatum inutili nell’economia della trama, ma portano gente in sala, tant’è. Se il primo Kingsman era una scalata sonora del miglior assolo possibile, questo secondo si concentra solo sulle punte più acute – tre scene di pura azione stunt e acrobazie –, trasformando un brillante prodotto inglese, nel perfetto “sequel di successo statunitense”. Quando i gentleman incontrano i cowboy, ne escono fuori scazzottate, lazi elettrici, cani robot, tatuaggi placcati d’oro e qualche buona speranza per un luminoso terzo capitolo, dato che la buona riuscita di Kingsman – Il cerchio d’oro è più un diritto inalienabile dello spettatore, che dell’industria cinematografica.