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Johnny Frank Garrett’s Last Word

2016
Titolo Originale:
Johnny Frank Garrett’s Last Word
REGIA:
Simon Rumley
CAST:
Sean Patrick Flanery (Danny Hill) Erin Cummings
Mike Doyle (Adam Redman)
Sue Rock (Harmony)

Il nostro giudizio

Johnny Frank Garrett’s Last Word è un film del 2016, diretto da Simon Rumley

Il buon vecchio Dario Argento è solito mettere in guardia da tempo immemore i veri cinefili da tutte quelle opere filmiche che portano in sé la dicitura “tratto da una storia vera”, sostenendo tenacemente che solo dalla finzione pura il cinema può trarre la propria ragion d’essere. Non sempre, tuttavia, l’opinione del Maestro del Brivido si rivela completamente azzeccata, a maggior ragione dinnanzi a una pellicola come Johnny Frank Garrett’s Last Word, la quale trae origine dalla cronica nerissima di fine Ventesimo secolo per poi buttarsi decisamente a capofitto nella più suggestiva drammaturgia dell’orrore. Abilmente diretta da Simon Rumley – reduce da una prolifica carriera culminata con la fatica collettiva dell’antologia The ABC of Death e il mistery Fashionista – la pellicola trae ispirazione dal famoso e controverso documentario d’inchiesta The Last Word realizzato nel 1987 da Jesse Quackenbush e a sua volta basato sulle terribili vicende che videro protagonista nel 1981 il diciassettenne John Frank Garrett, arrestato nel profondo Texas con l’accusa di stupro e omicidio ai danni di suor Tadea Benz e sentenziato tramite iniezione letale solo dopo dieci lunghi anni di detenzione passati a sostenere tenacemente la propria innocenza e a scagliare maledizioni contro i membri della giuria della città di Amarillo che lo avevano condannato senza esitazioni.

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Abbandonando ben presto le rigide maglie della realtà storica, Rumley decide di concentrare il succo del plot sulla figura fittizia di Adam Redman (Mike Doyle), unico giurato a nutrire sani dubbi sulla reale colpevolezza del giovane accusato ma costretto a sottomettersi al carisma dell’ultrareligioso (e segretamente corrotto) procuratore Danny Hill (Sean P. Flanery), finendo col dover ingaggiare una disperata corsa contro il tempo per tentare di arginare ed estinguere le malefiche conseguenze dell’anatema scagliato in punto di morte da Garrett (un inquietantissimo Devin Bonnée a metà strada fra Charles Manson e Hannibal Lecter) che sta spietatamente mietendo le sue vittime tra gli affetti più cari. La suggestiva tematica della maledizione promulgata da un (presunto) innocente che finisce per diffondersi biblicamente come un cancro generazionale capace di infettare tutti coloro che vengano in contatto diretto o indiretto con la sua fonte – matrice degli onryō, gli spiriti vendicativi della cultura asiatica ben trasposti sullo schermo dalle figure tenebrose di Sadako/Samara di Ringu/The Ring e del piccolo Toshio di Ju-on/The Grudge – viene ben gestita da Rumley attraverso una regia solida e una sceneggiatura da legal thriller dell’orrore firmata da Ben Ketai.

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Nello script di Johnny Frank Garrett’s Last Word viene dispiegato il delirante e necessario percorso a ritroso compiuto da Adam per risalire alla verità e poter finalmente porre fine al morbo malefico attraverso il rito purificatore di una giustizia che non sia solo quella ultraterrena. Forte di un’estetica ricca di deliranti (e spesso malsane) soluzioni visive capaci di ben delineare l’afosa, opprimente e bigotta atmosfera texana ultraconservatrice anni ‘80, Johnny Frank Garrett’s Last torna a parlarci del tema antico ma più che mai attuale della vendetta quale potente strumento capace di valicale i limiti stessi della vita terrena e agire per tramite di oscure e letali forze che di umano non hanno ormai più nulla, entità che possono sperare di essere placate nella propria sete solo attraverso l’intervento di coloro che si mostrano disposti a dar loro ciò gli spetta.