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Jimmy Bobo – Bullet to the Head

2012
Titolo Originale:
Bullet to the Head
REGIA:
Walter Hill
CAST:
Sylvester Stallone (James "Jimmy Bobo" Bonomo)
Sung Kang (Taylor Kwon)
Jason Momoa (Keegan)

Il nostro giudizio

Jimmy Bobo – Bullet to the Head è un film del 2012, diretto da Walter Hill.

Tratto dal(la) graphic novel transalpina Du plomb dans la tête di Alexis “Matz” Nolent e Colin Wilson, Jimmy Bobo – Bullet to the Head è molto di più che l’ennesima new entry nel filone del cosiddetto revival dell’action movie ottantesco innescato dalla saga stalloniana degli expendables. Jimmy Bobo – Bullet to the Head è il primo film di Walter Hill dopo Undisputed, che risale ormai al 2002. Sceneggiato dall’italianissimo Alessandro Camon, autore di un pionieristico opuscolo monografico dedicato a John Milius (chi se lo ricorda questo cimelio?), il film è, al di là della prova stellare di Sylvester Stallone, un vero e proprio tour de force di controllata autoironia oltre che un meditabondo saggio sul diventare anziani, uno straordinario saggio di regia. Hill, che ha riscritto le leggi del cinema statunitense, che ha coniato un originalissimo classicismo post-moderno, è il custode innovativo (ossimoro necessario) della tradizione più autentica di quella modalità di raccontare storie canonizzata da D. W. Griffith. Pura vendo intuito che il futuro del cinema classico si giocava tutto sul filo della velocità, e che la frontiera ultima di questa fosse la soglia del post-umano (come dimostra la director’s cut di Guerrieri della notte), Walter Hill è restato sempre ancorato saldamente al mondo del western.

Alle sue regole e alle sue storie. In questo senso Jimmy Bobo – Bullet to the Head è un film esemplare. Perché se da un lato Hill traduce con precisione amanuense il decoupage del fumetto di Nolent e Wilson – osservato da questo punto di vista il film è una vera e propria lezione di cinema, di quelle che non vi faranno mai… – dall’altro incarna la quintessenza del cinema hilliano. Sbirro e killer uniti per saldare i conti a chi le regole le fa ma non le rispetta. Più western di così… Se visivamente il film si situa nel periodo Matthew F. Leonetti di Hill che da Ricercati: ufficialmente morti giunge a Danko passando per Johnny il bello, senza dimenticare Ancora 48 ore, dall’altro Jimmy Bobo – Bullet to the Head  affonda con voluttà nei paesaggi urbani da archeologia industriale dei suoi primissimi film (impossibile non citare il contributo di Lloyd Ahern, che con Hill vanta una collaborazione di lunga data).

New Orleans, città cajunnella quale Hill aveva ambientato il suo esordio, L’eroe della strada e Johnny il bello (senza contare lo swamp dei Guerrieri della palude silenziosa), è il corpo vivo nel quale è calata la vicenda di Bullet to the Head. Non a caso, come nota Vadim Rizovsuindiewire.com, il film non solo fa riferimento con grande precisione alle leggi di riqualificazione urbana promulgate dopo il disastro Katrina, ma s’intreccia con la stessa mitologia filmica di Walter Hill. Il finale, infatti, nessuno spoiler, è ambientatonella Market Street Power Plant, costruitanel 1905 e inutilizzata a partire dal 1973, nella quale Hill aveva ambientato i combattimenti a mani nude di L’eroe della strada. Dal 1975 al 2012: Walter Hill non solo non dimentica le strade dalle quali ha mosso i primi passi, ma rilancia.

E basterebbe, questa passione, questa fedeltà, questa lucidità politica, a farne uno dei film americani più necessari, belli, forti e imperdibili degli ultimi anni. I corpi, proprio come gli scheletri delle fabbriche e delle costruzioni industriali, sono le materie primarie del fare cinema. Hill tende un filo rosso fra corpi e luoghi, un incantesimo della memoria coniugato al presente, del quale Stallone diventa il segno più evidente. Intorno a un plot tipico da buddy-buddy movie (il modello è 48 ore ovviamente), con set-piece di azione cinetica e super-hawksiana nella loro essenzialità, Hill costruisce un saggio di cinema purissimo: pura gioia degli occhi, purissimo piacere dei sensi. Il cinema, piaccia o meno, è ancora questo. E Walter Hill il suo cantore più affidabile, potente, politico, lirico.