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It Lives Inside

2018
Titolo Originale:
It Lives Inside
REGIA:
Jaff Hall
CAST:
Rett Terrell (padre)
Alissa Rose Ford (madre)
Philip W. Paz (Detective Kay)

Il nostro giudizio

It Lives Inside è un film del 2018, diretto da Jaff Hall.

Dall’alto del suo acume, il buon Saggio ci ha insegnato che, quando non si ha nulla da dire, sarebbe sempre meglio restarsene zitti. Traslando la somma massima in ambito cinematografico, l’invito a tutti quei cineasti poveri d’idee degne di nota è, dunque, quello di tenere in stand by e ben al calduccio la propria macchina da presa, in attesa di tempi migliori. D’altronde le brutte figure non fanno mai piacere a nessuno. Eppure, in barba a ogni possibile ritegno, vi sono in circolazione personaggetti come Jaff Hall che, oltre a non avere carne degna di essere messe sul fuoco, sono anche dei pessimi cuochi, così come quel pasticciaccio mal cotto di It Lives Inside dimostra più che esaurientemente. Quando si decide (malauguratamente!) di progettare un horror, oggigiorno, bisognerebbe andarci davvero con i piedi, le mani e l’intero corpo di piombo, altrimenti si rischia, come in questo specifico caso, di causare dei brividi tendenti più al ribrezzo che alla paura, generando una sensazione di autentico terrore causata dal non sapere per quanto ancora l’obbrobrio che si sta apparecchiando dinnanzi ai nostri occhi rimarrà incastrato a forza all’interno dei quattro bordi dello schermo. Una tortura che andrebbe risparmiata anche al peggiore dei nemici!

Ben conoscendo la masochistica curiosità di coloro che leggono e bazzicano da queste parti, abbandoniamo dunque i tediosi preamboli e apprestiamoci testé a sviscerare l’originalissima e solidissima trama di questo imprescindibile It Lives Inside. Dunque: papino (Rett Terrell direttamente dalla serie Z più becera e laida di The Jurassic Games e Army of Frankestein), mammina (Alissa Rose Ford non meglio identificata) e poppante frignante al seguito si stabiliscono in una nuova accogliente casetta di periferia per dare vita al proprio roseo sogno familiare, salvo poi rinvenire nel solito immancabile solaio la solita immancabile vecchia scatola contente le solite immancabili vecchie cianfrusaglie impregnate del solito immancabile oscuro esoterismo. Dopo che una consistente dose di fantozziana sfiga inizia ad abbattersi sul felice nido d’amore, un’ancestrale e malefica forza – dalle sembianze, udite udite, di una strisciante nebbiolina parecchio senziente e dispettosa! – inizia a impossessarsi del corpo e della mente del capofamiglia, trasformandolo in un Jack Torrence fuori di cotenna come una pentola a pressione che, a confronto del proverbiale Jack Nicholson kubrickiano, pare più un cassonetto della spazzatura dotato di poco bislacco intelletto. Bello vero? No, per niente!

Scherzi a parte, è inutile specificare che It Lives Inside farebbe meglio a essere bandito da qualunque dispositivo in grado di riprodurre suoni e immagini in movimento, almeno per correttezza etica e intellettuale verso coloro che si definiscono ancora “spettatori” come Dio comanda. Per tutti gli altri intrepidi che vorranno cimentarsi, a proprio rischio e pericolo, con la visione/strazio di questo indecente horrorino semi amatoriale, impiastricciato qua e là con un po’ di Shining, un pizzico di The Fog e parecchia incompetenza diffusa, non possiamo che augurare buona fortuna – ancor prima che buona visione –, ricordando che i film, a volte, proprio come in questo caso, possono essere peggio di un clistere di cemento e peperoncino infarcito di ghiaia e spilloni roventi. Gente come Hall e la sua cricca non solo dovrebbero essere interdetti da tutto ciò in grado di filmare e montare, ma dovrebbero, ancor più, essere condannati per turbamento degli incanti e per oltraggio alla sacra arte del cinema di genere, pregando di non capitare tra le grinfie di un John Carpenter o di un Dario Argento. I quali, a dirla tutta, avrebbero tutte le ragioni di questo mondo per dare una sonora lezione a questi teppisti della macchina da presa. Che dire di più? Stare ben alla larga da questo It Lives Inside, ricordando che nella vita le occasioni per farsi davvero del male sono ben altre, certamente con motivazioni molto più valide.