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It Came from the Desert

2017
Titolo Originale:
It Came from the Desert
REGIA:
Marko Mäkilaakso
CAST:
Harry Lister Smith (Brian)
Alex Mills (Lukas)
Vanessa Grasse (Lisa)

Il nostro giudizio

It Came from the Desert è un film del 2017, diretto da Marko Mäkilaakso.

Correva l’anno 1954 quando, in peno clima paranoico da Guerra Fredda, i termitoni giganti in sputo e cartapesta di Assalto alla Terra invadevano gloriosamente gli schermi di gran parte dei drive-in di mezzo mondo, segnando indelebilmente l’immaginario di un’intera generazione (e oltre) all’insegna del gustoso trash casereccio di serie B. Tre decenni più avanti, precisamente nel 1989, nel momento di maggior espansione del feticismo techno-ludico da consolle, la storica Cinemaware metteva orgogliosamente in commercio It Came from the Desert, rivoluzionario adventure game, originariamente elaborato per piattaforma Amiga, infarcito di estetica hollywoodiana profondamente debitrice dell’immaginario sci-fi anni ’50, figlio, per l’appunto, della celebre pellicola di Gordon Douglas. Sono dovuti passare altri trent’anni prima che, finalmente, le formicone assassine abbandonassero l’universo raster a 16 bit per riapparire di gran carriera sul grande schermo, il tutto grazie alla lungimiranza del prolificissimo cineasta finlandese Marko Mäkilaakso – autore, fra l’altro, di quel piccolo gioiellino di War of the Dead (2011) –, capace di dar vita a una polposa action/sci-fi comedy del tutto priva di qualunque serietà ma al contempo ideale per una sana ora e mezza di brain off.

Cavalcando di buona lena i rigogliosi terreni della cialtronaggine goliardica più spinta che tanto sembra aver entusiasmato il pubblico del Trieste Science+Fiction Festival 2017, It Came from the Desert mette in scena la grottesca (dis)avventura dei giovani Brian (Harry Lister Smith) e Lukas (Alex Mills), imbattutisi casualmente in una misteriosa istallazione segreta nel mezzo del deserto, nella quale si celano oscuri esperimenti genetici risalenti agli anni ’90 che sembrano avere come oggetto principale terribili formiche mutanti, particolarmente ghiotte di etilene (leggasi “alcool” e derivati). Quando la bella pulzella Lisa (Vanessa Grasse) viene rapita da uno degli insettoni troppo cresciuti, ai due novelli avventurieri non resta che mettere da parte ogni esitazione e organizzare un’opportuna disinfestazione, nel mentre in cui uno scatenato rave party ben fornito di carne (umana) fresca e beverozzi, rischia di trasformarsi in un lauto banchetto per i voraci nemici a sei zampe e provvisti antenne.

Le strade possibili erano due: o quella della monster sci-fi (più o meno) seriosa sul modello di Mimic (grave, grave, gravissimissimo errore!), oppure quella della trashata nuda e cruda come tanto sembra piacere ai ragazzacci della Asylum. E per fortuna, grazie all’intelligenza di Mäkilaakso e alla matrice videoludica di partenza, It Came from the Desert ha scelto sapientemente d’indossare il secondo slabbrato cappotto, abbassando il barometro della seriosità al di sotto dello zero e gigionandosi liberamente con la svaccaggine più laida e tagliente, inanellando una serie di gag estremamente demenziali e ubriacandosi fino al midollo con un sano e onesto cintazionismo eighties. Passando in rassegna l’intero immaginario video-ludico che da Alien conduce sino a Terminator e Tremors – con nel mezzo una spolveratina di gaming semi-colto che dissemina un po’ ovunque Pac-Man e famiglia –, la pellicola si veste di una confezione estetica tutto sommato ben strutturata e fortemente debitrice all’artigianalità pre-digitale, con l’impiego di una CGI volutamente esibita e imperfetta, al punto da richiamare sovente alcune fascinazioni da stop-motion. Fra termiti giganti capaci di scolarsi un’intera cassa di birra per poi esprimere il proprio apprezzamento a suon di rutti – un po’ come i buzzurri alieni piscioni di District 9 – e battutacce sessiste da caserma preadolescenziale, It Came from the Desert non si schioda di un millimetro dalla propria fiera natura di prodotto di serie Z 2.0, offrendosi quale gustoso appetizer per tutti i fanatici di prodotti audiovisivi d’annata a costo zero, profondamente annoiati della maggior parte delle seriose proposte contemporanee e più che mai disposti a degustare qualche sana vaccata agée.