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Il primo uomo

2018
Titolo Originale:
The First Man
REGIA:
Damien Chazelle
CAST:
Ryan Gosling (Neil Armstrong)
Claire Foy (Janet Armstrong)
Corey Stoll (Buzz Aldrin)

Il nostro giudizio

Il primo uomo è un film del 2018, diretto da Damien Chazelle.

Quando si parla di eventi storici bisogna essere cauti. Maggiormente cauti se l’evento di cui si va a parlare è la storia dell’allunaggio e in particolare quella di Neil Armstrong. Una sigla quasi muta apre Il primo uomo, poi, inaspettatamente ecco che arrivano dei rombi, dei suoni. Inquadrature tagliate, numeri che volteggiano e salgono assieme al volume dei suoni e degli allarmi, rumori che contribuiscono a creare un’ansia che va in crescendo. Un volo, fuori dall’orbita, con a bordo il protagonista del film, Neil Armstrong (Ryan Gosling). Il viaggio che il film ci racconta inizia nel 1961 dalle imprese di un giovane Armstrong per portarci poi fino all’Apollo 11 nel 1969. Si tratta di un film che possiamo quasi paragonare ad un prisma, se fosse una figura geometrica. Tante storie che si intrecciano e vengono affrontate, certe in maniera più approfondita, altre viste più superficialmente. Armstrong che già dal nome si rivela essere un “braccio forte”, la moglie Janet (Claire Foy) che non può che essere una donna forte e decisa anche se combattuta da una preoccupazione costante per il marito, i figli, i colleghi di lavoro.

Neil vive più vite, quella dell’astronauta dedito al suo lavoro in modo maniacale e preciso, quella di un marito e padre affettuoso ma scostante allo stesso tempo, quella interiore che nasconde molti punti oscuri sotto una corazza a volte inespressiva. Damien Chazelle, con Il primo uomo, torna a lavorare con Ryan Goslin dopo La La Land e si vede che la loro collaborazione porta anche questo film a buon frutto. La colonna sonora è molto delicata, si sentono echi “la la landiani” nell’aria che contribuiscono alla resa.  Della regia possiamo dire che un taglio prediletto è quello del primo piano e del piano americano, si vedono rare inquadrature nel corso del film (oltre le due ore) a figura intera. La regia di Chazelle va a concentrarsi molto sullo specchio dell’anima dei personaggi che delinea, ovvero sul loro sguardo. Particolare attenzione viene data anche ai dettagli e a un’altra protagonista implicita del film: the moon o la cara vecchia luna.

Un neo negativo però esiste, ci sono alcuni fatti rappresentati che in realtà non sono storicamente accertati, però, considerando il tutto una licenza poetica, si può concedere. Inoltre alcuni cambi di scena risultano troppo bruschi: vediamo un padre che accarezza la figlia malata e dopo una frazione di secondo una bara che si cala giù in profondità. Certo, lo spettatore arriva a intuire lo stesso, anche se in qualche scena sarebbe servita una maggiore morbidezza. La durata non rappresenta un ostacolo, si riesce a restare aggrappati alla storia e non ci sono tempi morti, tutto è ben dosato sia nelle sequenze di stallo così come nei dialoghi. Il primo uomo è un buon punto di allunaggio per Damien Chazelle che dimostra di saperci fare anche trattando una tematica molto diversa rispetto ai precedenti film, rendendo il cinema un luogo della visione. Inoltre, come diceva Spinoza in uno dei suoi assiomi, “per poter vedere bisogna sapere ascoltare”.