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Il Giustiziere della Notte

2018
Titolo Originale:
Death Wish
REGIA:
Elit Roth
CAST:
Bruce Wills (Paul Kersey)
Vincent D'Onofrio (Frank Kersey)
Elisabeth Shue (Lucy Kersey)

Il nostro giudizio

Il Giustiziere della Notte è un film del 2018, diretto da Eli Roth.

Il remake è un’operazione celebrativa: si riconosce all’opera originale lo status di cult, la persistente attualità e l’aura profetica. Il film diretto da Michael Winner esplose in faccia al pubblico in tutta la sua portata reazionaria; il cinema americano iniziava a parlare dell’assenza dello Stato di fronte al dilagare della criminalità urbana. Come eravamo ma anche come siamo tutt’oggi. Il Giustiziere della Notte classe 2018 nasce così, in un contesto mai mutato ma con l’intento postmoderno di rapportarsi criticamente alla pellicola che alimentò il mito di Charles Bronson. La scelta di Eli Roth è quanto mai lungimirante, essendo il regista di Hostel un validissimo mestierante capace di esaltare il racconto con il suo modus operandi ironico e citazionistico. La sceneggiatura è firmata invece da Joe Carnahan (Smokin’ Aces e The Grey). Essendo questo remake narrativamente quasi identico all’originale, è inutile dilungarsi nel raccontare la storia di vendetta di Paul Kersey. Le differenze sono minime ma non  superficiali, come ad esempio il fatto che, mentre nel film di Winner il protagonista era un architetto, nella pellicola di Roth è un chirurgo, ossia un uomo votato a salvare vite umane ma che la sete di giustizia condurrà verso l’estremo opposto.

Dopo un’introduzione al personaggio leggermente protratta, dove emerge il carattere mite e non-violento di Kersey, la sceneggiatura entra nel vivo, così come cresce il ritmo del film. La parte prettamente “revenge” è crudele al punto giusto e in linea con le abitudini di stampo gore del regista, tra teste sfracellate, colli spezzati e tendini recisi. Bruce Willis si dimostra all’altezza della situazione, sia dal punto di vista drammatico che da quello action: il personaggio è complesso e lui gli dona spessore sin dalla prima fantastica sequenza in ospedale, dove, dopo non essere riuscito a salvare un poliziotto vittima di una sparatoria, si precipita immediatamente a curarne l’omicida. Già da questo momento capiamo che il film avrà un approccio diverso dall’originale, cercando di intavolare un discorso ponderato e a tratti anche ironico sul tema della giustizia sommaria e del libero accesso alle armi.

Proprio mentre scrivo, si è da poco svolta una delle più grandi mobilitazioni popolari della storia americana per protestare contro il proliferare delle armi: quegli strumenti di morte spacciati per mezzi di difesa, venduti entusiasticamente e senza restrizione alcuna in discounts come quello in cui si reca Kersey. Nel dialogo con la commessa emerge in tutta la sua grottesca tragicità quanto l’americano medio ami l’arma non tanto per il senso di sicurezza che gli può dare ma piuttosto per il potere di stroncare una vita. Per questo motivo la figura del Mietitore, ossia Kersey calatosi nei panni del giustiziere, divide l’opinione pubblica tra coloro che s’interrogano sulla necessità di un vigilante sconosciuto e quelli che, esaltati dalle sue gesta, postano video e memes sui social. Il tema della sfiducia nei confronti dei corpi di polizia, allo stesso modo, viene rielaborato: dove prima c’era la loro incompetenza e impotenza, adesso c’è la loro totale insensibilità verso i casi che trattano. Purtroppo Il Giustizere della Notte difetta, in primo luogo, nell’essere meno spietato di quanto lo sarebbe stato con Roth sceneggiatore e, in secundis, nel non essere andato oltre nel descrivere i carnefici della moglie e della figlia, ridotti a comparse irrealisticamente malvagie e destinate al macello.