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I am an Hero

2015
REGIA:
Shinsuke Sato
CAST:
Yô Ôizumi
Masami Nagasawa
Kasumi Arimura

Il nostro giudizio

I am an Hero è un film del 2015, diretto da Shinsuke Sato.

Il regista di Princess Blade (2001) e Gantz (2010), Shinsuke Sato, si cimenta con l’horror comedy, scegliendo uno dei generi più inflazionati del nuovo millennio, lo zombie-spoof. Hideo Suzuki (Yô Ôizumi) è un disegnatore di manga, che, nonostante non sia più un ragazzino, aspetta ancora la grande occasione per diventare famoso. Lui vive nel suo mondo di fantasia e a farne le spese è la sua relazione sentimentale ormai giunta ai mini termini. Quando la ragazza lo lascia, succede l’apocalisse. E succede veramente, perché un misterioso virus trasforma gli abitanti di Tokio (e non solo) in morti viventi. L’unica speranza è raggiungere le vette del monte Fuji, perché a quelle altitudini i “necro-batteri” non possono certo sopravvivere. O almeno così si spera.

Durante il viaggio, Suzuki avrà modo di conoscere (e forse innamorarsi) di Tekko (Miho Suzuki), una ragazza nel cui DNA c’è forse la risposta all’antidoto che vanno cercando, e di essere ospitato all’interno di un outlet dove un gruppo di sopravvissuti (proprio come in Zombi di Romero) tenta di resistere alla carica dei morti viventi. Finale ultra gore, con il “nuovo eroe” che fa carne da macello di tutti i ritornati. Ma è ancora possibile raccontare un parodia dei film degli zombi, dopo L’alba dei morti dementi, senza scadere nel trito e ritrito? Inutile negare che il rischio c’è, ma I am an Hero ha quella carica in più che molte operazione similari non hanno.

Innanzitutto, ci sono i soldi… e parecchi. I am an Hero è un blockbuster, con tanto di effetti speciali, scene apocalittiche e inseguimenti in macchina. Diciamo che i soldi non sono tutto, ma fanno certo la differenza e danno (spesso) la felicità, almeno al pubblico pagante che i soldi li spende per comprare il biglietto del cinema. Poi c’è un senso dell’ironia non banale, che si esplicita soprattutto nel rapporto tra Suzuki e la sua amichetta zombi. E poi c’è la mano esperta di un regista che, senza far gridare al miracolo, non ha mai sbagliato un colpo. Si potrebbe (forse) obiettare che è un po’ poco, ma il pubblico in sala si piscia addosso dalle risate e questo merita rispetto.