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Gifted – Il dono del talento

2017
Titolo Originale:
Gifted - Il dono del talento
REGIA:
Marc Webb
CAST:
Chris Evans (Frank Adler)
Mckenna Grace (Mary Adler)
Lindsay Duncan (Evelyn Adler)

Il nostro giudizio

Gifted – Il dono del talento è un film del 2017, diretto da Mark Webb 

Il primo giorno di scuola di Mary (Mckenna Grace) non è dei migliori: è irrispettosa, poco educata e risponde con troppa facilità a domande di matematica impossibili per una bambina di soli sette anni. Mary, infatti, è una gifted, una bambina prodigio, particolarmente propensa a risolvere intricatissimi problema di logica e di matematica. Lei ha ereditato questo dono dalla madre, morta suicida perché non riusciva a trovare una soluzione a uno dei più complessi problema di matematica mai esistiti. Quindi lei è cresciuta assieme allo zio Frank (Chris Evans) che l’ha tolta dalla metropoli per andare a vivere in una piccola cittadina della Florida, un luogo tranquillo, senza pressioni e senza dover sfruttare il dono della bambina. Dello stesso avviso, però, non sarà sua madre e nonna di Mary, Evelyn, che porterà in tribunale suo figlio così da strappargli l’affidamento e crescere la nipotina seguendo le stesse orme della madre, anche se all’oscuro delle ultime volontà di questa: far crescere sua figlia Mary cercando di essere più “normale” possibile, lontano da contesti universitari o accademici per una bambina di soli sette anni. Chris Evans è consapevole che non può essere Capitan America per sempre, motivo per cui appena si libera dagli impegni Marvel, si concentra su progetti più di nicchia. Già nel 2014 ha diretto e interpretato Before We Go, una sorta di Prima dell’Alba di Linklater ma in salsa statunitense. Qui per Gifted – Il dono del talento alla regia arriva Marc Webb, reduce dal fallimento dei due The Amazing Spider-Man ma occhio interessante per quel (500) Giorni insieme che l’ha lanciato nel panorama che conta.

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Con due film già all’attivo per il regista in questo 2017 (l’altro, The Only Living Boy in New York, visto alla Festa del Cinema di Roma, progettino più intimo e riflessivo), Gifted – Il dono del talento è un melò tutto incentrato sui classici buoni insegnamenti, difficili decisioni da prendere e genitori alienanti e irrispettosi verso tutto e tutto. Se Evans cerca in qualche modo di mettersi in risalto, lo fa nel peggiore dei modi in quanto assolutamente messo in ombra dalla bravura della piccola Mckenna Grace, la quale riesce a spiccare sia grazie a un’innata simpatia e giusti movimenti sul set, sia per una sceneggiatura che regala a lei i migliori momenti, anche quelli insieme alla vicina Roberta (Octavia Spencer), voce della coscienza per il giovane Frank. Marc Webb gira tutto seguendo un percorso prestabilito, di quel ragazzo che aveva reso (500) Giorni Insieme un interessantissimo e coraggioso film indipendente, con argute e intelligenti scelte stilistiche, è rimasto ben poco, forse bruciato dall’esperienza Spider-Man, non si saprà, ma certamente non ci si aspettava una linearità così demoralizzante.

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A tirare su gli animi, comunque, ci pensano i cliché che, almeno una volta ogni tanto, si amalgamano bene al composto finale: dal gatto Fred con un occhio solo, unico modo di razionalizzare il concetto di unicità per Mary, alla sua maestra Bonnie (Jenny Slate) che prima si occupa dell’istruzione della bambina e la sera si occupa dei piaceri fisici dello zio, con qualche bel siparietto della stessa Mary che li trova a letto assieme. Pur non gradendo molto film di questo calibro, tutto sommato è Gifted – Il dono del talento è uno di quei film che si costruiscono e si cibano di questi tempi narrativi, su tanti momenti dolci tra zio e nipote, della piccola parentesi sentimentale/sessuale o dell’arringa finale e feroce degli avvocati durante il processo di custodia.
Tutto assolutamente già visto ma con un certo cuore che cerca di arrivare spedito a smuovere sentimenti dello spettatore. Alcune volte ci riesce, altre meno. Per Chris Evans ancora non è arrivato il momento di un film solista, per Marc Webb, una mezza conferma nella capacità di raccontare storie, ancora una volta, al di fuori della normalità.